07 febbraio 2023

Il bullismo

Il bullismo uccide!

In occasione della Giornata nazionale e internazionale contro il bullismo ed ogni forma di violenza ad esso correlata, oggi vedremo di cosa si tratta, quali sono le tipologie di bullismo e come contrastarlo. 

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Quello del bullismo è un fenomeno caratterizzato da atti aggressivi e persecutori nei confronti di persone che sono realmente o idealmente percepite come "diverse" dalle altre, o nel caso dell'adolescenza, "diverse" dal resto del gruppo. Questi atti aggressivi e persecutori sono caratterizzati da ripetitività, intenzionalità ed asimmetria di potere, reale o percepita, tra la vittima e il bullo 

In questo fenomeno i ruoli sono ben definiti. C'è il bullo, che è colui che mette in atto le aggressioni e le umiliazioni nei confronti della vittima. C'è, la vittima, che è quella subisce le ripetitive aggressioni e poi ci sono gli astanti passivi, che sono coloro che guardano senza reagire alle prevaricazioni perpetrate dal bullo. 

La figura professionale dello Psicologo è fondamentale nell'individuazione tempestiva del disagio psicologico delle vittime e degli abusi verbali, fisici e psicologici attuati dai bulli al fine di arginare lo sviluppo di conclamati disturbi psicologici derivanti da questo fenomeno. Inoltre, è indispensabile nella promozione delle risorse mentali delle vittime che si trovano a vivere questi episodi in fasce d'età delicate, come quelle dello sviluppo o dell'adolescenza. 

Le disastrose conseguenze che il bullismo ha su chi ne è vittima sono: ansia, depressione, attacchi di panico, agorafobia, isolamento sociale, dipendenza, scarsa autostima e nei casi più gravi suicidio e psicosi. 

Il bullismo può essere diretto o indiretto:

-diretto: gli atti aggressivi sono diretti alla vittima in prima persona;

-indiretto: la vittima subisce le aggressioni per vie trasversali, per esempio attraverso la diffusione di informazioni personali delicate o facendo circolare pettegolezzi diffamatori per screditare la credibilità e l'affidabilità della persona. 

Quali sono le tipologie di bullismo? 

Ci sono diverse tipologie che caratterizzano gli atti aggressivi e persecutori tipici del bullismo: 

-bullismo verbale: caratterizzato dall'uso del linguaggio per arrecare danno alle vittime attraverso l'uso di nomignoli o parole dispregiative; 

-bullismo fisico: caratterizzato da aggressioni fisiche come colpi, spintoni, pizzichi, schiaffi, calci e pugni e distruzione o sottrazione di oggetti personali; 

-bullismo sociale: questa tipologia è messa in atto attraverso l'esclusione sociale e l'isolamento delle vittime dal gruppo sociale o diffondendo menzogne e falsità con l'intenzione di ledere la dignità della vittima; 

-cyberbullismo: tipologia che si manifesta con l'uso di internet e dei social per diffamare le vittime e danneggiarne l'autostima. 

Parlare delle aggressioni e denunciarle non è sinonimo di incapacità o debolezza. L'unico modo per far emergere tali comportamenti e parlarne con i genitori, con i professori e con gli psicologi. Molti studi evidenziano come i danni psicologici derivanti dal fenomeno del bullismo sono molto più gravi e duraturi rispetto a quelli fisici. 

Esistono diverse strategie che lo Psicologo può attuare per favorire l'elaborazione delle emozioni, ricostruire la fiducia, l'autostima e la salute psicologica delle vittime di bullismo. La prevenzione e la sensibilizzazione sono essenziali per contrastare l'insorgenza del bullismo a qualsiasi età e in qualsiasi ambito. Accanto alla prevenzione è fondamentale anche lo sviluppo delle life skills, ovvero abilità cognitive, emotive e relazionali. Le life skills sono necessarie per l'acquisizione di comportamenti efficaci ed adattivi per affrontare positivamente la vita. 

Le life skills ono suddivise in 3 categorie: emotive, cognitive e relazionali. 

-emotive: consapevolezza di sé, buon livello di autostima e autoefficacia, gestione delle emozioni e dello stress; 

-cognitive: pensiero critico, decision making, pensiero creativo e problem solving; 

-relazionali: comunicazione efficace ed assertiva, empatia e relazioni efficaci, 

Il bullismo uccide! Diciamo basta al bullismo. #UNITETOENDBULLYING 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo






30 gennaio 2023

Il Fitness Cognitivo-Emotivo

Cos'è il fitness cognitivo-emotivo

Con tale termine si fa riferimento alla convinzione di allenare la mente progressivamente e quotidianamente al fine di aumentare l'autoefficacia e di conseguenza l'autostima. Una buona pratica regolare, in principio non necessariamente intensiva, previene il disagio psicologico attraverso l'allenamento per il miglioramento e la massimizzazione delle risorse cognitivo-emotive dell'individuo. 

Le fondamenta di questo innovativo intervento psicologico si basano sulla promozione e sulla gestione delle proprie risorse cognitive ed emotive nel fronteggiare eventuali problematiche. 

I fattori essenziali del fitness cognitivo-emotivo sono: 

- la soddisfazione per il presente, che fa emergere quali sono gli aspetti più importanti della vita grazie all'analisi delle esperienze e della loro valorizzazione; 

- il potenziamento dell'autostima, che rende possibile la valutazione di sé stessi e delle proprie capacità attraverso un buon livello di autoefficacia; 

- il miglioramento della responsabilità, ovvero l'abilità di rispondere nella maniera più ottimale alle cose nel momento stesso in cui succedono, perché dopo potrebbe essere troppo tardi. L'abilità di rispondere efficacemente agli stimoli e agli eventi consiste nell'agire con fermezza e precisione nel preciso momento in cui c'è bisogno di agire.

Ogni scelta, anche quella più semplice o quella più istintiva, presuppone l'espressione delle proprie capacità cognitivo-emotive che sono la base del proprio patrimonio di risorse mentali, prodotto delle esperienze di vita. 

Il fitness cognitivo-emotivo richiede training completi e continuativi che garantiscono la realizzazione del "Progetto di Vita" di ogni individuo. 

I punti chiave di un buon training sono: 

- l'individuazione: ossia, individuare lo scopo di vita, rispondendo alla domanda "dove voglio andare?"; 

-il potenziamento: focalizzarsi sulle conoscenze dello scopo di vita, rispondendo alla domanda "quali informazioni ancora devo apprendere?";

- la verifica: vagliare tutte eventuali le possibilità che ci sono per raggiungere lo scopo di vita, rispondendo alla domanda "quanti e quali modi ci sono?"; 

- la creatività: trovare modi alternativi ed innovativi per la realizzazione dello scopo di vita;

- l'identificazione: identificare, tra le possibilità esaminate, qual è il sentiero giusto da percorrere, rispondendo appunto, alla domanda "quale sentiero è il più giusto da percorrere?"; 

- l'azione: passare all'azione abbandonando l'inerzia, ovvero agire in maniera risoluta, determinata e consapevole per realizzare il "Progetto di Vita", rispondendo alla domanda "ora sono pronto?". 

Tutti questo elementi, insieme, concorrono nel processo di massimizzazione delle nostre risorse cognitivo-emotive, nonché della flessibilità, dell'elasticità e dell'efficienze cerebrale migliorando il benessere psicologico.  

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo




11 gennaio 2023

Realtà Virtuale VR e Realtà Aumentata AR in Psicologia

Cos'è la Realtà Virtuale VR? 

Essa consiste in un insieme di ausili tecnologici costituiti da fattori di tipo esperenziale, tecnologico e psicologico. La VR consente di simulare una situazione reale con la quale è possibile interagire attraverso occhiali, visori, caschi o guanti al fine di dare l'impressione al soggetto di trovarsi realmente immerso nella situazione simulata. Infatti, attraverso questa innovazione tecnologica è possibile vedere, toccare e manipolare degli oggetti virtuali o ad esempio parlare con persone che non sono presenti fisicamente. 

Cos'è la Realtà Aumentata AR?

Diversamente dalla VR, la AR permette di aggiungere informazioni a quello che è già realmente presente su un display di un dispositivo mobile per aggiungere un nuovo livello alla comunicazione. Tale aggiunta di informazioni è possibile grazie a dispositivi quali, occhiali intelligenti, riviste interattive o quadri che prendono vita. 

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Con la VR il soggetto viene completamente catapultato in situazioni nuove o ambientazioni alternative facendone esperienza in prima persona, mentre con la AR il soggetto sperimenta un potenziamento percettivo-sensoriale della realtà. 

Esistono diversi tipi di esperienza che è possibile vivere con la VR e la AR.

1 - Immersiva: i soggetti si trovano totalmente immersi in una particolare situazione attraverso i canali sensoriali percettivi, tattili, visivi ed uditivi. Questo tipo di esperienza è la più avvincente, in quanto i soggetti sono dotati di dispositivi di movimenti, tattili, visivi e sonori che permettono di vivere esperienze di visualizzazione virtuale. 

2 - Semi-immersia: questo tipo di esperienza avviene all'interno di apposite stanze dotate di schermi di retro-proiezione che riproducono immagini da un computer e le proiettano sulle pareti circostanti. 

3 - Non immersiva: in questo caso l'esperienza avviene tramite un monitor che costituisce una sorta di finestra tramite la quale il soggetto può fare esperienza della realtà in 3D. 

Vari studi evidenziano l'importanza e l'innovazione di questo tipo di strumenti tecnologici all'interno della cura dei disturbi psicologici. Ad esempio, lo Psicologo Lazzeri sostiene che la Virtual Reality Exposure Therapy (VRET) ha mostrato la sua efficacia su tematiche relative a stimoli paurosi stressanti, facendone esperienza in un ambiente controllato e sicuro (seduta psicologica) in cui le reazioni emotive e psicologiche dei soggetti possono essere controllate dallo Psicologo. 

La Realtà Virtuale VR e la Realtà Aumentata AR in Psicologia.

L'uso della Realtà Virtuale e di quella Aumentata si è dimostrato particolarmente efficace nel trattamento di differenti disturbi psicologici, quali: 

- Disturbi d'Ansia; 

- Stress; 

- Fobie; 

- Disturbi del comportamento alimentare (DCA); 

- Disturbo post traumatico da stress (PTSD); 

- Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC); 

- Disregolazione emotiva; 

- Traumi; 

- Depressione; 

- Problemi sessuali;

- Apprendimento di strategie di coping (estremamente utili per la gestione di situazioni stressanti);

- Schizofrenia; 

- Sintomi psicotici. 

Per questa ragione, la VR e la AR consentono di utilizzare le esperienze virtuali esperite dai soggetti per valutare, indagare e trattare tali disturbi. Ad esempio, nel trattamento delle fobie, il soggetto viene gradualmente esposto dinnanzi alle proprie paure testando gli stimoli che percepisce come minacciosi riducendone a mano a mano l'intensità suscitata. Uno dei vantaggi della VR e della AR consiste nel fatto che, essa crea nella mente del soggetto, un forte senso di presenta che sprona, motiva e induce ad elaborare cognitivamente le esperienze vissute attraverso questa modalità innovativa in maniera più accurata e approfondita. Inoltre, la Realtà Virtuale possiede solide basi scientifiche che dimostrano la sua efficacia non solo nella cura della sofferenza psicologica, ma anche in termini di prevenzione, aumentando il benessere psicofisico della popolazione mondiale. 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo





03 gennaio 2023

Una Guida per i Buoni Propositi del Nuovo Anno

Buoni propositi per il Nuovo Anno 2024.

Secondo gli psicologi la metà di noi, alla fine dell'anno, stila un elenco di ciò che vorrebbe cambiare. Alcuni studi, però, mostrano che intorno a giugno 6 soggetti su 10 hanno già mollato.

Tuttavia, se affrontati nel modo giusto, i buoni propositi possono davvero aiutarci a migliorare. L'inizio di un nuovo anno è un buon momento per porsi nuovi obiettivi. 

Ma come possono essere raggiunti? 

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Vediamo ora alcuni passi per raggiungere un buon proposito.

1. Determinazione: Innanzitutto, è bene farsi un esame di coscienza ed operare un esame di realtà, con l'obiettivo di comprendere quali sono i cambiamenti più importanti da compiere. Molte volte succede che ci poniamo obiettivi che gli altri considerano rilevanti, ma che in realtà non lo sono per noi. Questa spinta sociale, che arriva dall'esterno, è però destinata ad estinguersi in un batter d'occhio e non ci sostiene nei momenti di impegno e difficoltà che dobbiamo affrontare quando abbiamo il desiderio di attuare un cambiamento.

2. Realismo: è fondamentale essere realistici (ma non esageratamente!). Non si possono perdere 20kg,  né trovare l'anima gemella da un giorno all'altro. Il rischio è quello di essere vittime della sindrome della falsa speranza, ovvero un circolo vizioso fatto di propositi, fallimenti e nuovi sforzi, con l'obiettivo di cambiare se stessi. Invece, è fondamentale individuare gli obiettivi SMART, specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e basati sul tempo. 

3. Precisione:  Inoltre, per raggiungerli occorre essere molto precisi. Non è sufficiente affermare che "affronterò la vita con più motivazione"! Bisogna vincolarsi con la formazione di un programma ben strutturato, con giorni e orari ben definiti. A tal proposito, uno studio ha evidenziato che, la programmazione dettagliata delle azioni da intraprendere per realizzare buoni propositi moltiplica per 10 le probabilità di essere ancora concentrati su quell'obiettivo 6 mesi dopo essersi posti uno specifico obiettivo.

4. Fisiologia delle tentazioni: studi di neurofisiologia, lo confermano. Quando cerchiamo di resistere alla blandizia del cibo, di una sigaretta, deve entrare in azione la capacità di ritardare una gratificazione immediata per raggiungere una ricompensa futura più grande. L'ippocampo gioco un ruolo importante in questo meccanismo.

 5. Evitare le tentazioni: è estremamente importante prestare  grande cura nell'eliminare le tentazioni. Il problema non è legato al momento di "debolezza", ma al fatto che, se vengono assecondate continuamente, le tentazioni si tramutano in vere e proprie ossessioni e conseguentemente in abitudini tossiche. Spesso le tentazioni sono legate al desiderio di qualcosa che non è sano, appagando il proprio desiderio nell'immediato senza tener conto delle conseguenze. Senza contare che cedere alla tentazione può suscitare insoddisfazione, tristezza e colpa.

6. Una lezione che arriva dallo sport (esperienza che ho provato in prima persona essendo stato un atleta agonista). Alcune volte potremmo non riuscire però a far prevalere il ragionamento, per cui sarà la gratificazione immediata ad avere la meglio. A tal punto è importante evitare l'errore di considerare una singola o sporadica caduta come la prova della propria incapacità. Ciò equivale a mettere una x definitiva sul buon proposito. Tuttavia, è possibile trasformare un obiettivo a lungo termine in una ricompensa quotidiana a breve termine. Questo è il caso dello sport che, anche a piccole dosi produce emozioni positive, che spingono a non arrendersi mai. Le neuroscienze cognitive hanno dimostrato che lo sport aumenta notevolmente la determinazione (provare per credere!).

Una regola d'oro da non dimenticare è che premiarsi inizialmente per aver raggiunto un buon proposito non basta, in quanto i premi sono degli stimoli esterni e non hanno un reale effetto in termini di determinazione e/o motivazione. Ciò che è veramente importante è crederci. La convinzione interna di poter cambiare, definita in psicologia "senso di autoefficacia", è determinante per mantenere i propri propositi.

Raggiungere i buoni propositi non è solo una questione di forza di volontà, ma è il risultato di una programmazione dettagliata. Solo muovendoci su questa strada alla fine saremo in grado di stabilire i nostri buoni propositi per il nuovo anno in modo realistico, concreto e sostenibile.

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

14 dicembre 2022

Il Natale produce cambiamenti nel cervello


Il Natale produce cambiamenti nel cervello e tali cambiamenti coinvolgono l'ambiente circostante e stimolano la produzione di neurotrasmettitori importanti quali la dopamina, la serotonina, l'adrenalina e l'ossitocina. Il Natale è quindi una festività ricca di stimoli ambientali, sociali, emotivi ed affettivi che hanno effetti diretti sul cervello. 

A tal proposito, uno studio scientifico ha evidenziato che, il periodo natalizio è in grado di produrre un'attività cerebrale diversa rispetto agli altri periodi dell'anno. Di conseguenza, i cambiamenti ambientali e abitudinari producono modificazioni cerebrali. 

Lo studio della Copenaghen University ha svolto proprio una ricerca per determinare gli effetti del Natale sul cervello. L'obiettivo era quello di localizzare l'effettiva posizione dello "spirito del Natale" all'interno dell'attività cerebrale di 48 soggetti attraverso l'utilizzo della risonanza magnetica funzionale. I partecipanti erano suddivisi in due gruppi: il primo, costituito da soggetti che prendevano parte ai preparativi della festività e che quindi mostravano un atteggiamento positivo nei confronti del Natale; il secondo, costituito invece, da soggetti che non prendevano parte ai festeggiamenti. 

Tale studio ha mostrato che, l'attivazione cerebrale di alcune aree cerebrali dopo aver mostrato stimoli relati alla festività era maggiore. In particolare, la corteccia cerebrale motoria sensoriale, la corteccia cerebrale motoria primaria, la corteccia premotoria e il lobo parietale mostravano una maggiore attività cerebrale. Al contrario, nel secondo gruppo di soggetti ciò non avveniva. 

Ma che significa tutto questo? 

Per prima cosa, vuol dire che coloro che reagiscono positivamente allo "spirito del Natale" mettono in gioco aspetti cognitivi come la memoria, il ricordo, le sensazioni motorie e inoltre, attivano ricordi ed evocazioni profonde provenienti dall'infanzia. 

Naturalmente non si può generalizzare, ossia non è possibile stabilire come tali cambiamenti avverrano. Ciò che è possibile fare invece, è stabilire quali sono i fattori predisponenti che hanno un maggiore potenziale per generare queste modifiche nel cervello. 

I fattori predisponenti 

- Acquisti e impegni sociali

- Cantare in compagnia: riduce lo stress e rafforza i legami

- I regali e il Natale: il donare e il ricevere dei regali produce senso di soddisfazione emotiva. Infatti, la generosità è strettamente correlate con il rilascio di dopamina e di endorfine che aumentano il senso di benessere. 

- La generosità: spendere soldi in regali da fare agli altri aumenta la felicità. 

- La famiglia: non c'è Natale senza una famiglia. La sensazione di calore che si prova stando intorno ad un tavolo circondati dalle persone che si amano e che ci amano è prodotta dall'ossitocina, l'ormone dell'amore.

- Il contatto con gli altri: è positivo arricchirsi dell'atteggiamento festoso e natalizio proprio e degli altri instaurando più contatti sociali con le altre persone. 

- Nuovi propositi

- Pianificazione di nuovi obiettivi

Il Natale è quindi un periodo meraviglioso e per questo sarà difficile trovare qualcuno che gli sia totalmente indifferente. Calarsi mentalmente ed emotivamente in tale periodo consente di vivere pienamente nel qui ed ora alimentando i cambiamenti positivi che il Natale è in grado di produrre. Inoltre, utilizzando una metafora, il Natale è la celebrazione della rinascita e della trasformazione. L'inizio del cambiamento che conduce alla primavera e di conseguenza alla fioritura. Questo getta il seme per riflettere di più su se stessi e sul proprio mondo interiore, accantonando i pensieri passati. In tal modo, fiore dopo fiore, ha inizio la primavera interiore. 

Dott.re Ricci

23 novembre 2022

LA GRATITUDINE

Essere grati significa esprimere sentimenti di gratitudine verso qualcosa o qualcuno. Molte scuole di pensiero ritengono l'espressione della gratitudine un qualcosa di fondamentale importanza. 

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Ma perché la gratitudine è così fondamentale? 

Molte ricerche hanno dimostrato che la gratitudine è strettamente correlata con la felicità. Infatti, molti Psicologi sostengono l'idea che l'espressione stessa della gratitudine faccia bene alla salute psico-fisica. 

Per le Neuroscienze, la gratitudine produce maggiori livelli di soddisfazione, porta allo sviluppo del pensiero ottimistico e al miglioramento delle relazioni interpersonali. Svariati studi presenti in letteratura scientifica hanno evidenziato come l'espressione della gratitudine migliori anche le abilità empatiche e di problem solving. Inoltre, è stato evidenziato come essa riduca le emozioni deleterie prodotte da un ambiente sociale più ostile. 

Lo psicologo Emmons sostiene che la gratitudine sia costituita da due elementi principali: il primo, consiste nel riconoscimento che nella nostra vita e nel mondo in cui viviamo ci siano cose buone; il secondo, consiste nel riconoscimento che la sorgente di questi aspetti siano anche al di fuori di se stessi. 


Benefici della gratitudine 

- Migliori capacità empatiche

- Migliori capacità di problem solving

- Maggiori livelli di soddisfazione

- Sviluppo del pensiero ottimistico 

- Riduzione delle emozioni tossiche

- Raggiungimento della felicità

- Riduce lo stress psicologico 

- Miglioramento delle relazioni interpersonali

- Facilita il raggiungimento degli obiettivi

- Aumenta l'autostima

La gratitudine può essere allenata in quanto è stato dimostrato che quanto più la pratichiamo, tanto più saremo in sintonia con essa e godremo dei suoi benefici. Pochissimi valori sono così nobili e potenti quanto l'essere riconoscenti verso gli altri. Questo è un mezzo molto potente per conoscere, unire e creare legami con gli altri. "Io ti sono grato per quello che sei, per le tue doti, per i tuoi pregi, per le tue peculiari qualità e per la tua unicità".

Questi benefici, oltre ad essere i benefici psicologici della gratitudine, aiutano anche a ridurre l'attaccamento al materialismo, insito nella società odierna, scarna di valori, che secondo quanto dimostrato da molteplici studi massimizza il senso di insoddisfazione, infelicità e bassa autostima. I benefici dell'espressione della gratitudine riducono lo stress psicologico portandoci a massimizzare la salute e il benessere psico-fisico. 

La gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre. (Cicerone)

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo



01 novembre 2022

I pensieri intruisivi - 2 tecniche per liberarsene

Tutti noi nella vita abbiamo sperimentato almeno una volta situazioni o periodi particolarmente sfidanti. Giornate in cui non vediamo l'ora che arrivi la sera per distenderci sul nostro comodo letto, rilassarci ed andare a dormire. Ma è proprio lì, che inizia il problema! La mente inizia a produrre una quantità abnorme delle cose che ci sono capitate nella giornata e delle esperienze vissute. 

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Dal momento che non possiamo controllare ogni cosa, in special modo, le cose che accadono nel mondo esterno, la cosa fondamentale da fare è accettare questa condizione. Questo è il primo passo di un percorso di cambiamento che possa guidarci attivamente nell'affrontare le sfide quotidiane. Il secondo passo fondamentale da compiere, consiste nello sviluppare efficaci capacità e strategie per gestire i pensieri intruisivi e negativi

Ma cosa sono i pensieri intruisivi?

Questi possono essere spiegati attraverso la metafora dello scienziato Marquis. Questa metafora fa riferimento ad una sorta di "ruota del criceto" che si trova all'interno della nostra testa e che si attiva molto intensamente nei periodi particolarmente sfidanti della nostra vita. L'obiettivo di questa "ruota" è istigarci, metterci in dubbio, farci dubitare dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Preme sulle nostre insicurezze generando insoddisfazione, infelicità e frustrazione. Favorisce la generazione di stati ansiogeni e ci intrappola in un loop di pensieri negativi. 

Le Neuroscienze hanno dimostrato che, in un solo giorno, la mente è in grado di generare una quantità enorme di pensieri pari a 50.000. Con ciò, ci riferiamo al nostro dialogo interiore, ovverosia il modo in cui la regione cerebrale della neocorteccia comunica costantemente. Tale regione infatti, è responsabile del pensiero razionale e del problem solving.  

Come possiamo liberarci dalle stringenti catene dei pensieri intruisivi e negativi? 

Una delle strategie che possiamo utilizzare per liberarci dalla trappola dei pensieri intruisivi consiste nel modificare il rapporto che che abbiamo con i nostri pensieri. Possiamo agire per sviluppare la capacità innata umana di osservare i pensieri in maniera più distaccata valutandone l'intensità tenendo presenti i nostri valori cardine della nostra vita interiore. 

1 - La tecnica della defusione cognitiva. 

Dal momento che il distacco dai nostri pensieri necessita di molto allenamento, sviluppare un buon "osservatore interiore" si fonda sull'abilità di diventare più consapevoli dei nostri pensieri. Inoltre, possiamo allenarci e mettere in pratica la tecnica della defusione cognitiva. Questa tecnica consiste nel "vedere" un certo pensiero realmente per ciò che è, ovvero un insieme di parole che hanno preso forma nella nostra mente, ma che possono essere vere o assolutamente false. Ciò che fa realmente la differenza, è la quantità di attenzione che decidiamo di dargli, la prospettiva attraverso cui li guardiamo. 

2 - La tecnica del dispunting. 

Un'altra tecnica fondamentale per "correre al riparo" dal pensieri intruisivi e negativi è sicuramente quella del disputing. Tale tecnica consiste nel mettere in discussione tutte quelle credenze che danno vita ai nostri pensieri permettendo la creazione di nuovi schemi mentali più funzionali. Uno dei vantaggi di questa tecnica, oltre al miglioramento della qualità dei pensieri, è l'aumento della propria autostima. 

"Percepire un nuovo aspetto di sé stessi è il primo vero passo verso il cambiamento del concetto di Sè" (Rogers)

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo



Alzheimer: killer silenzioso del millennio

Oggi sono molte le patologie neurologiche che influenzano lo stile di vita e ciò che fa la differenza rimane la prevenzione. L'Alzheimer...