08 luglio 2024

Regolazione Emotiva con la Mindfulness

 "Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare a padroneggiare il surf" J. Kabat-Zinn.

Diversi studi dimostrano come la Mindfulness sia uno strumento essenziale per imparare a gestire le proprie emozioni facilitando l'adattamento verso l'ambiente psico-emozionale. Le strategie basate sulla Mindfulness concorrono, insieme ad altre, ad alleviare diverse problematiche di tipo psichico come l'ansia, la depressione, i disturbi dell'alimentazione, i disturbi psicosomatici, i disturbi borderline di personalità e le emozioni. Inoltre, ci sono diverse evidenze riguardo all'aumento della comprensione e gestione emotiva, una riduzione dello stress e un aumento dell'attenzione e della concentrazione. 

Secondo Jon Kabat-Zinn la Mindfulness consiste nella consapevolezza che emerge dal momento presente attraverso l'attenzione focalizzata sullo svolgimento dell'esperienza in maniera intenzionale. Ciò implica che, il soggetto assuma un setting mentale ed una modalità di elaborazione delle informazioni differente rispetto a quella abitudinaria. Questo setting mentale implica la sospensione dei giudizi riguardo all'esperienza vissuta facendo leva sulla curiosità, sull'apertura e sull'accettazione incondizionata. 

La Mindfulness consiste nell'osservazione consapevole dei nostri pensieri e di come essi siano semplicemente eventi mentali accogliendoli indipendentemente dal loro contenuto e dalla loro carica emozionale senza cedere alla tentazione di cambiarli, risolverli, osservando senza giudizio gli eventi che affiorano alla nostra coscienza. Non bisogna cedere alla tentazione di fornire spiegazioni, fare ragionamenti e sfuggire alla sofferenza che gli eventi possono portare, ma anzi, riconoscerla, accettarla, esprimerla ed esplorarla. Con la Mindfulness non si contrastano, modificano o evitano le emozioni negative o i pensieri di sofferenza, ma si agisce per modificare il rapporto con essi, imparando a cavalcare l'onda. Quindi, ci si allena a sostituire i comportamenti reattivi inconsapevoli con altri consapevoli e funzionali. 

L'elemento fondamentale di questa pratica è l'attenzione consapevole e non giudicante al momento presente e ciò vuol dire un''attenzione limpida, fluida priva di giudizi a ciò che è e al momento in cui è, ic et nunc. L'obiettivo è la cessazione dei cicli auto-perpetuantisi di emozioni e pensieri automatici che ci incatenano al passato o al futuro. 

I vantaggi della Mindfulness ci consentono di ancorarci al momento presente facendo esperienza di ogni istante nella sua profondità ed ampiezza aprendoci alla nostra esperienza e al funzionamento della nostra mente, incrementando la conoscenza interiore. 

Le Neuroscienze hanno messo in evidenza che la Mindfulness massimizza i processi di controllo delle aree cerebrali prefrontali, facilitando la diminuzione delle attività nelle aree cerebrali deputate all'elaborazione delle emozioni. Attraverso la Mindfulness si lavora sull'aumento della consapevolezza metacognitiva che riguarda la misura in cui i pensieri sono soltanto pensieri e non rispecchiano il profondo sé o la verità assoluta degli eventi vissuti. Ciò porta ad un cambiamento della relazione che c'è con pensieri ed emozioni negative. Inoltre, con una pratica costante è possibile osservare, riconoscere e dare un nome alle proprie sensazioni ed emozioni, istante per istante, stando a contatto con esse senza evitarle. In questo modo gli individui imparano a vivere le emozioni profondamente e riccamente senza la necessità di agire su di esse e questo determina lo sviluppo di strategie di regolazione emotiva più funzionali ed efficaci. 

Con la Mindfulness è possibile stabilire un contatto profondo con se stessi e con il proprio ambiente psichico attraverso un atteggiamento accogliente e non giudicante senza farsi travolgere dalla reattività dei sentimenti e delle emozioni, senza evitare, sminuire o giudicare evitando così lo stabilirsi di circoli viziosi patologici.

Dr. Pierluigi Ricci - Psicologo e Neuropsicologo 

 

06 maggio 2024

Freud: nascita del padre della psicanalisi

Sigmund Freud fu un neurologo, psicanalista e filosofo padre della psicanalisi che sosteneva che la mente umana fosse composta da 3 istanze principali: Io, Es e Super-Io. 

L'Io è l'istanza più razionale della nostra mente che regola e gestisce gli istinti e gli affetti e quindi media le pulsioni dell'Es. 

L'Es è la parte più istintiva e primitiva della mente ed è regolata dal principio del piacere, agendo quindi in funzione della gratificazione e dell'evitamento del dolore.

Infine, il Super-Io riguarda la nostra morale, giusto e sbagliato, il buono e il cattivo. Tale parte mitiga l'Es e ci porta ad aderire agli standard morali più elevati della vita. 

L'obiettivo di Freud era quello di analizzare la mente seguendo il metodo scientifico per dare una risposta ai dilemmi e ai misteri della mente umana. Egli sviluppa così un metodo di analisi attraverso il dialogo con il paziente e l'osservazione dello stesso. Iniziò ad analizzare i processi psichici più profondi ed inaccessibili alla coscienza, ovvero i processi inconsci. Grazie all'indagine sulle cause dell'isteria nelle donne arrivò alla concettualizzazione dell'attuale psicanalisi. Da tali studi postulò che, alla base dei sintomi tipici delle nevrosi c'era un conflitto e non una problematica di tipo organico che operava al di là della coscienza del soggetto e che era guidata da forze inconsce. Da questa scoperta nacque dunque la psicanalisi che significa letteralmente, analisi dell'inconscio. 

Freud è riuscito nell'arduo compito di esplorare l'abisso della mente inconscia portandone alla luce anche gli angoli più oscuri mettendo in crisi le certezze occidentali riguardo la mente ideate fino a quel momento. 

Dr. Pierluigi Ricci - Psicologo e Neuropsicologo Clinico

21 aprile 2024

Autismo: livelli di funzionamento

I Disturbi dello Spettro Autistico rappresentano una condizione multisfaccettata e questo implica che ci siano diversi livelli di autismo caratterizzati da bisogni ed esigenze differenti.

Quando si parla di autismo si fa riferimento ad un disturbo pervasivo del neurosviluppo i quali sintomi si manifestano già dai primissimi mesi di vita. Gli interventi per ridurre i sintomi dell'autismo sono fondamentali affinché gli autistici possano vivere come parte della società.

Non esiste una sola forma di autismo che sia uguale per tutti. Infatti, si parla di spettro che indica proprio la vasta gamma di costellazioni diverse che possono caratterizzare le persone autistiche. A seconda della gravità o del livello di autismo, la persona, può avere bisogno o meno di assistenza e terapia. 

Le caratteristiche delle persone autistiche sono: 

- Deficit nella comunicazione e nella reciprocità sociale; 

- Comportamenti ristretti e ripetitivi.

La cosa importante nell'autismo è la diagnosi precoce per permettere agli specialisti (Psicologi e Neuropsicologi esperti di Autismo) di individuare la giusta terapia da erogare valutando la modalità migliore per aiutare i pazienti e le loro famiglie. 

Attualmente esiste una classificazione messa a punto dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali che individua 3 diversi livelli di autismo basati su tre assunti fondamentali: bisogno di supporto, grado di difficoltà comunicativa e presenza di comportamenti ripetitivi. 

Autismo di Livello 1: tipologia di disturbo lieve che richiede supporto nello scambio sociale e nella flessibilità comportamentale.

Autismo di Livello 2: tipologia di disturbo moderato che richiede supporto sostanziale a diversi livelli di funzionamento della persona.

Autismo di Livello 3: questa è la tipologia di disturbo più grave che determina la necessità, per la persona autistica e per la sua famiglia, di un supporto quotidiano molto sostanziale, quasi totale, in più aree di funzionamento. 

Di fondamentale importanza è capire che l'autismo è una condizione permanente, ovvero non esiste una cura o un trattamento in grado di eliminarne i sintomi e le difficoltà. Tuttavia, si possono trarre molteplici benefici nell'adozione di interventi e strategie che riducono le difficoltà e massimizzano i punti di forza dei bambini/ragazzi autistici. Ovvio che la probabilità di successo degli interventi è tanto maggiore quanto maggiore è il livello di autismo in cui ci si trova. Inoltre, la tempestività dell'intervento quanto più è precoce tanto più sarà efficace e maggiori saranno i miglioramenti. 

Dr. Pierluigi Ricci - Psicologo e Neuropsicologo Clinico - Esperto di Autismo   

16 marzo 2024

Creatività e Neuroscienze

Cos'è la creatività? 

Con tale termine si fa riferimento ad un processo psichico dal quale scaturisce qualcosa di nuovo. La creatività può essere riferita a qualsiasi ambito come ad esempio, la pittura, la scrittura o la musica. 


Nel corso della storia ci sono stati molteplici studi sulla creatività ma solo di recente si è giunti ad evidenze condivise dagli scienziati. Infatti, l'idea principale e maggiormente condivisa riguarda gli elementi cardine di questa abilità. Per essere creativi è necessario che siano presenti due componenti centrali che caratterizzano il processo mentale creativo. Il primo riguarda la creazione di un'idea nuova ed originale. Il secondo riguarda la valutazione positiva dell'idea nel momento in cui questa viene confrontata con quelle già esistenti. 

Attraverso rilevazioni effettuate con Risonanza Magnetica funzionale si è visto che questi due processi psichici di creazione/immaginazione e valutazione, attivazione differenti aree cerebrali come l'ippocampo, il DMN (Default Mode Network) e la corteccia frontale rispettivamente nel primo e nel secondo processo. 

La creatività non dipende quindi da una sola area cerebrale ma dal lavoro congiunto di differenti reti cerebrali. Il cervello è composto da due emisferi che comunicano tra loro in ogni processo psichico. Durante il processo creativo sembra venire meno il potenziale inibitorio dell'emisfero sinistro che è legato ad un pensiero più rigido, matematico ed analitico. Questo fa si che la connessione tra la corteccia prefrontale destra e quella sinistra sia cruciale nella produzione di un qualcosa di nuovo, di originale e quindi di creativo. 

Nel processo creativo i lobi frontali sono i responsabili della ricerca e del rilevamento delle novità, fondamentali quindi per la creatività. Alcuni studi hanno evidenziato che l'intuizione creativa è l'apoteosi di molteplici stati cerebrali che scaturiscono da differenti aree del cervello. In particolare, le Neuroscienze hanno individuato 3 network cerebrali implicate nel processo creativo. 

- Il Default Mode Network: è il circuito cerebrale legato alla riflessione. 

- L'Executive Control Network: circuito che si attiva quando bisogna concentrarsi su uno specifico compito.

- Il Salience Network: circuito cerebrale responsabile del passaggio di informazioni tra i network precedenti.

Ci sono diversi modi per coltivare la abilità creativa come la gradevolezza dell'ambiente e delle persone che ci circondano, le esperienze stimolanti o il vedere le cose da una prospettiva diversa. 

Un modo per favorire il processo creativo è il lasciar vagare la mente. Lo Psicologo Schooler sostiene che nei momenti di distrazione, quando le persone lasciano vagare la mente, è proprio lì che si favoriscono nuove idee e l'unione di idee precedenti ed idee nuove mostrando connessioni tra che prima erano sembrate inopportune o irrilevanti. 

A tal proposito, è stato proprio Freud a suggerire che la maggior parte della nostra vita psichica è inconscia. Infatti, la teoria di Schooler mostra proprio che i processi mentali inconsci sono fondamentali per fare in modo che nascano nuove idee e incoraggiare e sostenere il processo creativo. 

Dr. Pierluigi Ricci - Psicologo 


22 febbraio 2024

Il "Seminatore": la costruzione interiore

La mia passione per l'arte mi spinge spesso ad analizzare dal punto di vista psicologico le opere che mi colpiscono di più e che secondo me sono cariche simbolicamente. Una di queste opere è sicuramente "Il Seminatore" di Van Gogh. Il pittore era solito ritrarre le persone che incontrava e che lo colpivano maggiormente e che secondo lui erano definibili come "tipi caratteristici", i quali simboleggiavano la parte più umana e, se vogliamo, anche più pura dell'esistenza. Qui, specificamente, "Il Seminatore" assume un valore simbolico che allude alla nascita, alla costruzione consapevole, alla creazione e all'aspettativa di qualcosa che avverrà.

Ma che significato ha psicologicamente? 

L'atto di seminare simboleggia le aspettative che conducono alla costruzione dell'interiorità, qualcosa che funge da anticipatore dei tempi. Le idee e le immagini mentali producono stati psichici ed atteggiamenti a loro strettamente collegate. Per esempio, quando l'atto di immaginativo di per sé crea aspettativa che qualcosa avverrà e per questo ci si attiva e si protende verso la realizzazione dell'immaginato. La metafora del "seminatore" implica che questo ciò non possa risultare un mero gesto senza significato; infatti, seminiamo per raccogliere per creare ciò che abbiamo desiderato, per sentire il sapore della fatica e della soddisfazione di aver dato vita a qualcosa. Seminiamo consapevoli che qualcosa potrebbe andare non come avevamo previsto, dato che, metaforicamente parlando, in inverno cade la neve e questa può anche preservare il terreno da diverse minacce o dalle basse temperature, ma non troppo a lungo. Proprio a questo punto bisogna fare i conti con la rabbia, la sofferenza generate dalle aspettative disattese. Qui, il germoglio deve ritrovare la luce e ritornare a crescere, non per evitare la sofferenza dell'aspettativa infranta ma perché la crescita è uno step importante della vita. 

La nostra società ha drasticamente accorciato tutti i tempi se non addirittura annullato il tempo delle attese e delle aspettative. Si è ormai perso il profumo e la bellezza della "semina". Vale ormai il principio del tutto e subito. L'importante che si ottenga il risultato perché non c'è il tempo di fronteggiare la sconfitta, la sofferenza e l'amarezza di un'aspettativa infranta. Per questo motivo l'atto del "seminatore" è un fatto tremendamente attuale in questa società post-moderna per il significato profondo che porta con sé. Può aiutarci a comprendere l'importanza di mettere in campo le nostre skills in modo fruttuoso per assaporare il gusto dell'attesa dei risultati. 

Il "seminatore" simboleggia quindi la costruzione interiore in quanto non ci rende passivi e rassegnati nell'attesa della creazione, ma ci pone in un atteggiamento propositivo, fruttuoso e costruttivo. 

Dr. Pierluigi Ricci - Psicologo

11 febbraio 2024

Carnevale: significato psicologico

Il periodo del Carnevale rappresenta un tempo senza confini dato che la sua ritualità ci mostra l'alternarsi nella vita di fasi di equilibrio e disequilibrio. Questo periodo infatti sancisce il passaggio dai freddi giorni invernali alla spensieratezza primaverile. Metaforicamente parlando, il passaggio dalla tempesta alla quiete. La ritualità del Carnevale trasmette un messaggio di speranza che suona un pò come "ci saranno sempre nuovi inverni, ma ci saranno sicuramente anche nuove primavere, nuovi inizi. 

Psicologicamente parlando, Jung indica questo periodo come il rappresentante dell'insieme di tutte le nostre maschere, ovvero tutto ciò che vogliamo mostrare al mondo esterno, l'io cosciente e quindi solo ciò che rappresentiamo solo in parte. Rappresenta le zone d'ombra dell'Io dato che ognuno di noi nasconde le parti più profonde del Sé. Idee, temi e concetti rimossi ma che tendono ad affiorare nei momenti meno opportuni della vita ostacolando il raggiungimento di fondamentali bisogni tipici dello sviluppo di un individuo. 


La maschera rappresenta l'evasione dalla routine, dagli schemi prestabiliti e la proiezione dei sogni e dei sentimenti nascosti. Attraverso il costume e quindi la maschera, possiamo impersonare un ideale. Possiamo trasformarci in un personaggio delle fiabe, in un pirata, in un cattivo ma anche in un eroe. 

Detto ciò, è sempre la "persona", la parte più evidente dell'io ad essere centrale in questo contesto festivo e liberativo. La "persona" costituisce solo una parte del Sé che è quella più visibile ma che non rappresenta in toto il nostro Sé. Quando ci identifichiamo con una maschera, si può cadere nell'errore di nascondersi dietro il concetto di "persona". Ci si convince e si convince gli altri di essere solo quello che si mostra con la maschera. Questo ci fa rimanere ingabbiati e non permette la conoscenza del vero Io, di ciò che siamo realmente.

Il periodo del Carnevale può essere un modo per rimettersi in gioco nella scoperta di un mondo interiore sconosciuto. La maschera rappresenta ciò che l'individuo è realmente ma che davanti a tutti vuole o deve dissimulare.   

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo 

16 gennaio 2024

Disturbo narcisistico di personalità

I narcisisti fanno molta fatica a riconoscere i bisogni ed i sentimenti degli altri e sono carenti di empatia. 


Ma come nasce questo disturbo?

Le persone affette da Disturbo Narcisistico di Personalità rimangono incatenate in uno stadio di perenne dipendenza dalle risposte degli altri nel tentativo di mantenere nel tempo un sé unitario. Centrale è il luogo di apprendimento, quello in cui vengono apprese le modalità di relazione con gli altri e con il mondo. 

Secondo il DSA-5 chi ha questo disturbo presenta una sintomatologia complessa. 

- Sentimenti di smisurata grandezza

- Richiede smisurata ammirazione da parte degli altri

- Sfrutta gli altri per i suoi scopi

- Prova invidia per tutto e per tutti

- Ha una atteggiamento arrogante

- Crede che le emozioni e le necessità degli altri siano prive di valore

- Sentimenti di fascino, bellezza, potere e amore

Le persone che vivono questo disturbo si trovano su una sorta di montagna russa sentimentale tra l'alternarsi di sentimenti di felicità ed euforia ad altri di profonda tristezza e depressione. Secondo il DSM infatti, la depressione che vivono questi individui è da ricercarsi nella falla che vi è nella percezione della differenza tra ciò che è stato idealizzato e la realtà. Questo disturbo presenta un quadro complessa in quanto chi lo sperimenta spesso non ne ha consapevolezza e non comprende gli effetti catastrofici che il suo comportamento ha sugli altri. Per tale motivo arrivano in terapia solo perché si sentono molto depressi.

Detto ciò, è utile fare una distinzione con un narcisismo sano, ovvero quello che Kernberg ritiene sia basato sull'investimento su di sé che può essere oggettivato sulle aspirazioni e sulle critiche che ciascuno rivolge al proprio sé. 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

Alzheimer: killer silenzioso del millennio

Oggi sono molte le patologie neurologiche che influenzano lo stile di vita e ciò che fa la differenza rimane la prevenzione. L'Alzheimer...