03 gennaio 2023

Una Guida per i Buoni Propositi del Nuovo Anno

Buoni propositi per il Nuovo Anno 2024.

Secondo gli psicologi la metà di noi, alla fine dell'anno, stila un elenco di ciò che vorrebbe cambiare. Alcuni studi, però, mostrano che intorno a giugno 6 soggetti su 10 hanno già mollato.

Tuttavia, se affrontati nel modo giusto, i buoni propositi possono davvero aiutarci a migliorare. L'inizio di un nuovo anno è un buon momento per porsi nuovi obiettivi. 

Ma come possono essere raggiunti? 

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Vediamo ora alcuni passi per raggiungere un buon proposito.

1. Determinazione: Innanzitutto, è bene farsi un esame di coscienza ed operare un esame di realtà, con l'obiettivo di comprendere quali sono i cambiamenti più importanti da compiere. Molte volte succede che ci poniamo obiettivi che gli altri considerano rilevanti, ma che in realtà non lo sono per noi. Questa spinta sociale, che arriva dall'esterno, è però destinata ad estinguersi in un batter d'occhio e non ci sostiene nei momenti di impegno e difficoltà che dobbiamo affrontare quando abbiamo il desiderio di attuare un cambiamento.

2. Realismo: è fondamentale essere realistici (ma non esageratamente!). Non si possono perdere 20kg,  né trovare l'anima gemella da un giorno all'altro. Il rischio è quello di essere vittime della sindrome della falsa speranza, ovvero un circolo vizioso fatto di propositi, fallimenti e nuovi sforzi, con l'obiettivo di cambiare se stessi. Invece, è fondamentale individuare gli obiettivi SMART, specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e basati sul tempo. 

3. Precisione:  Inoltre, per raggiungerli occorre essere molto precisi. Non è sufficiente affermare che "affronterò la vita con più motivazione"! Bisogna vincolarsi con la formazione di un programma ben strutturato, con giorni e orari ben definiti. A tal proposito, uno studio ha evidenziato che, la programmazione dettagliata delle azioni da intraprendere per realizzare buoni propositi moltiplica per 10 le probabilità di essere ancora concentrati su quell'obiettivo 6 mesi dopo essersi posti uno specifico obiettivo.

4. Fisiologia delle tentazioni: studi di neurofisiologia, lo confermano. Quando cerchiamo di resistere alla blandizia del cibo, di una sigaretta, deve entrare in azione la capacità di ritardare una gratificazione immediata per raggiungere una ricompensa futura più grande. L'ippocampo gioco un ruolo importante in questo meccanismo.

 5. Evitare le tentazioni: è estremamente importante prestare  grande cura nell'eliminare le tentazioni. Il problema non è legato al momento di "debolezza", ma al fatto che, se vengono assecondate continuamente, le tentazioni si tramutano in vere e proprie ossessioni e conseguentemente in abitudini tossiche. Spesso le tentazioni sono legate al desiderio di qualcosa che non è sano, appagando il proprio desiderio nell'immediato senza tener conto delle conseguenze. Senza contare che cedere alla tentazione può suscitare insoddisfazione, tristezza e colpa.

6. Una lezione che arriva dallo sport (esperienza che ho provato in prima persona essendo stato un atleta agonista). Alcune volte potremmo non riuscire però a far prevalere il ragionamento, per cui sarà la gratificazione immediata ad avere la meglio. A tal punto è importante evitare l'errore di considerare una singola o sporadica caduta come la prova della propria incapacità. Ciò equivale a mettere una x definitiva sul buon proposito. Tuttavia, è possibile trasformare un obiettivo a lungo termine in una ricompensa quotidiana a breve termine. Questo è il caso dello sport che, anche a piccole dosi produce emozioni positive, che spingono a non arrendersi mai. Le neuroscienze cognitive hanno dimostrato che lo sport aumenta notevolmente la determinazione (provare per credere!).

Una regola d'oro da non dimenticare è che premiarsi inizialmente per aver raggiunto un buon proposito non basta, in quanto i premi sono degli stimoli esterni e non hanno un reale effetto in termini di determinazione e/o motivazione. Ciò che è veramente importante è crederci. La convinzione interna di poter cambiare, definita in psicologia "senso di autoefficacia", è determinante per mantenere i propri propositi.

Raggiungere i buoni propositi non è solo una questione di forza di volontà, ma è il risultato di una programmazione dettagliata. Solo muovendoci su questa strada alla fine saremo in grado di stabilire i nostri buoni propositi per il nuovo anno in modo realistico, concreto e sostenibile.

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

14 dicembre 2022

Il Natale produce cambiamenti nel cervello


Il Natale produce cambiamenti nel cervello e tali cambiamenti coinvolgono l'ambiente circostante e stimolano la produzione di neurotrasmettitori importanti quali la dopamina, la serotonina, l'adrenalina e l'ossitocina. Il Natale è quindi una festività ricca di stimoli ambientali, sociali, emotivi ed affettivi che hanno effetti diretti sul cervello. 

A tal proposito, uno studio scientifico ha evidenziato che, il periodo natalizio è in grado di produrre un'attività cerebrale diversa rispetto agli altri periodi dell'anno. Di conseguenza, i cambiamenti ambientali e abitudinari producono modificazioni cerebrali. 

Lo studio della Copenaghen University ha svolto proprio una ricerca per determinare gli effetti del Natale sul cervello. L'obiettivo era quello di localizzare l'effettiva posizione dello "spirito del Natale" all'interno dell'attività cerebrale di 48 soggetti attraverso l'utilizzo della risonanza magnetica funzionale. I partecipanti erano suddivisi in due gruppi: il primo, costituito da soggetti che prendevano parte ai preparativi della festività e che quindi mostravano un atteggiamento positivo nei confronti del Natale; il secondo, costituito invece, da soggetti che non prendevano parte ai festeggiamenti. 

Tale studio ha mostrato che, l'attivazione cerebrale di alcune aree cerebrali dopo aver mostrato stimoli relati alla festività era maggiore. In particolare, la corteccia cerebrale motoria sensoriale, la corteccia cerebrale motoria primaria, la corteccia premotoria e il lobo parietale mostravano una maggiore attività cerebrale. Al contrario, nel secondo gruppo di soggetti ciò non avveniva. 

Ma che significa tutto questo? 

Per prima cosa, vuol dire che coloro che reagiscono positivamente allo "spirito del Natale" mettono in gioco aspetti cognitivi come la memoria, il ricordo, le sensazioni motorie e inoltre, attivano ricordi ed evocazioni profonde provenienti dall'infanzia. 

Naturalmente non si può generalizzare, ossia non è possibile stabilire come tali cambiamenti avverrano. Ciò che è possibile fare invece, è stabilire quali sono i fattori predisponenti che hanno un maggiore potenziale per generare queste modifiche nel cervello. 

I fattori predisponenti 

- Acquisti e impegni sociali

- Cantare in compagnia: riduce lo stress e rafforza i legami

- I regali e il Natale: il donare e il ricevere dei regali produce senso di soddisfazione emotiva. Infatti, la generosità è strettamente correlate con il rilascio di dopamina e di endorfine che aumentano il senso di benessere. 

- La generosità: spendere soldi in regali da fare agli altri aumenta la felicità. 

- La famiglia: non c'è Natale senza una famiglia. La sensazione di calore che si prova stando intorno ad un tavolo circondati dalle persone che si amano e che ci amano è prodotta dall'ossitocina, l'ormone dell'amore.

- Il contatto con gli altri: è positivo arricchirsi dell'atteggiamento festoso e natalizio proprio e degli altri instaurando più contatti sociali con le altre persone. 

- Nuovi propositi

- Pianificazione di nuovi obiettivi

Il Natale è quindi un periodo meraviglioso e per questo sarà difficile trovare qualcuno che gli sia totalmente indifferente. Calarsi mentalmente ed emotivamente in tale periodo consente di vivere pienamente nel qui ed ora alimentando i cambiamenti positivi che il Natale è in grado di produrre. Inoltre, utilizzando una metafora, il Natale è la celebrazione della rinascita e della trasformazione. L'inizio del cambiamento che conduce alla primavera e di conseguenza alla fioritura. Questo getta il seme per riflettere di più su se stessi e sul proprio mondo interiore, accantonando i pensieri passati. In tal modo, fiore dopo fiore, ha inizio la primavera interiore. 

Dott.re Ricci

23 novembre 2022

LA GRATITUDINE

Essere grati significa esprimere sentimenti di gratitudine verso qualcosa o qualcuno. Molte scuole di pensiero ritengono l'espressione della gratitudine un qualcosa di fondamentale importanza. 

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Ma perché la gratitudine è così fondamentale? 

Molte ricerche hanno dimostrato che la gratitudine è strettamente correlata con la felicità. Infatti, molti Psicologi sostengono l'idea che l'espressione stessa della gratitudine faccia bene alla salute psico-fisica. 

Per le Neuroscienze, la gratitudine produce maggiori livelli di soddisfazione, porta allo sviluppo del pensiero ottimistico e al miglioramento delle relazioni interpersonali. Svariati studi presenti in letteratura scientifica hanno evidenziato come l'espressione della gratitudine migliori anche le abilità empatiche e di problem solving. Inoltre, è stato evidenziato come essa riduca le emozioni deleterie prodotte da un ambiente sociale più ostile. 

Lo psicologo Emmons sostiene che la gratitudine sia costituita da due elementi principali: il primo, consiste nel riconoscimento che nella nostra vita e nel mondo in cui viviamo ci siano cose buone; il secondo, consiste nel riconoscimento che la sorgente di questi aspetti siano anche al di fuori di se stessi. 


Benefici della gratitudine 

- Migliori capacità empatiche

- Migliori capacità di problem solving

- Maggiori livelli di soddisfazione

- Sviluppo del pensiero ottimistico 

- Riduzione delle emozioni tossiche

- Raggiungimento della felicità

- Riduce lo stress psicologico 

- Miglioramento delle relazioni interpersonali

- Facilita il raggiungimento degli obiettivi

- Aumenta l'autostima

La gratitudine può essere allenata in quanto è stato dimostrato che quanto più la pratichiamo, tanto più saremo in sintonia con essa e godremo dei suoi benefici. Pochissimi valori sono così nobili e potenti quanto l'essere riconoscenti verso gli altri. Questo è un mezzo molto potente per conoscere, unire e creare legami con gli altri. "Io ti sono grato per quello che sei, per le tue doti, per i tuoi pregi, per le tue peculiari qualità e per la tua unicità".

Questi benefici, oltre ad essere i benefici psicologici della gratitudine, aiutano anche a ridurre l'attaccamento al materialismo, insito nella società odierna, scarna di valori, che secondo quanto dimostrato da molteplici studi massimizza il senso di insoddisfazione, infelicità e bassa autostima. I benefici dell'espressione della gratitudine riducono lo stress psicologico portandoci a massimizzare la salute e il benessere psico-fisico. 

La gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre. (Cicerone)

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo



01 novembre 2022

I pensieri intruisivi - 2 tecniche per liberarsene

Tutti noi nella vita abbiamo sperimentato almeno una volta situazioni o periodi particolarmente sfidanti. Giornate in cui non vediamo l'ora che arrivi la sera per distenderci sul nostro comodo letto, rilassarci ed andare a dormire. Ma è proprio lì, che inizia il problema! La mente inizia a produrre una quantità abnorme delle cose che ci sono capitate nella giornata e delle esperienze vissute. 

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Dal momento che non possiamo controllare ogni cosa, in special modo, le cose che accadono nel mondo esterno, la cosa fondamentale da fare è accettare questa condizione. Questo è il primo passo di un percorso di cambiamento che possa guidarci attivamente nell'affrontare le sfide quotidiane. Il secondo passo fondamentale da compiere, consiste nello sviluppare efficaci capacità e strategie per gestire i pensieri intruisivi e negativi

Ma cosa sono i pensieri intruisivi?

Questi possono essere spiegati attraverso la metafora dello scienziato Marquis. Questa metafora fa riferimento ad una sorta di "ruota del criceto" che si trova all'interno della nostra testa e che si attiva molto intensamente nei periodi particolarmente sfidanti della nostra vita. L'obiettivo di questa "ruota" è istigarci, metterci in dubbio, farci dubitare dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Preme sulle nostre insicurezze generando insoddisfazione, infelicità e frustrazione. Favorisce la generazione di stati ansiogeni e ci intrappola in un loop di pensieri negativi. 

Le Neuroscienze hanno dimostrato che, in un solo giorno, la mente è in grado di generare una quantità enorme di pensieri pari a 50.000. Con ciò, ci riferiamo al nostro dialogo interiore, ovverosia il modo in cui la regione cerebrale della neocorteccia comunica costantemente. Tale regione infatti, è responsabile del pensiero razionale e del problem solving.  

Come possiamo liberarci dalle stringenti catene dei pensieri intruisivi e negativi? 

Una delle strategie che possiamo utilizzare per liberarci dalla trappola dei pensieri intruisivi consiste nel modificare il rapporto che che abbiamo con i nostri pensieri. Possiamo agire per sviluppare la capacità innata umana di osservare i pensieri in maniera più distaccata valutandone l'intensità tenendo presenti i nostri valori cardine della nostra vita interiore. 

1 - La tecnica della defusione cognitiva. 

Dal momento che il distacco dai nostri pensieri necessita di molto allenamento, sviluppare un buon "osservatore interiore" si fonda sull'abilità di diventare più consapevoli dei nostri pensieri. Inoltre, possiamo allenarci e mettere in pratica la tecnica della defusione cognitiva. Questa tecnica consiste nel "vedere" un certo pensiero realmente per ciò che è, ovvero un insieme di parole che hanno preso forma nella nostra mente, ma che possono essere vere o assolutamente false. Ciò che fa realmente la differenza, è la quantità di attenzione che decidiamo di dargli, la prospettiva attraverso cui li guardiamo. 

2 - La tecnica del dispunting. 

Un'altra tecnica fondamentale per "correre al riparo" dal pensieri intruisivi e negativi è sicuramente quella del disputing. Tale tecnica consiste nel mettere in discussione tutte quelle credenze che danno vita ai nostri pensieri permettendo la creazione di nuovi schemi mentali più funzionali. Uno dei vantaggi di questa tecnica, oltre al miglioramento della qualità dei pensieri, è l'aumento della propria autostima. 

"Percepire un nuovo aspetto di sé stessi è il primo vero passo verso il cambiamento del concetto di Sè" (Rogers)

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo



23 ottobre 2022

La Personalità - Il test Szondi

Cos'è la Personalità?

Con questo termine che deriva dal latino persona, cioè “maschera”, si indica non tanto l'individuo in quanto portatore di una maschera, quanto l'individuo con tutte le sue più profonde caratteristiche e sfaccettature. Quindi in sostanza facciamo riferimento all’organizzazione interna all’individuo dei sistemi psicologici alla base del suo particolare adattamento all’ambiente ed è determinata da diversi fattori: sentimenti, comportamenti, stile di adattamento alla realtà, fattori temperamentali, di sviluppo, dell’educazione e socioculturali.

In letteratura sono presenti molte teorie della personalità e le più importanti sono quelle dei tratti. Con il termine tratti ci si riferisce al modo di pensare, percepire e rapportarsi all’ambiente e a se stessi, che si manifesta nei più svariati contesti sociali e/o personali e si dimostrano stabili nel tempo. Tra le più valide scientificamente c’è la teoria dei tratti di Allport. Allport raccolse un enorme numero di termini per descrivere la personalità, per poi rendersi conto che la descrizione in media comprendeva sette tratti. Secondo lo psicologo al’interno dei suddetti tratti se ne distinguono 3 fondamentali:

1 - Tratti cardinali: essi rappresentano le motivazioni e le passioni, sono innati e geneticamente determinati.

2 - Tratti centrali: essi si riferiscono alle disposizioni, come ad esempio la socievolezza, che hanno un’influenza pervasiva e costante sul comportamento.

3 - Tratti secondari: essi riguardano gli aspetti circoscritti del comportamento dell’individuo, come ad esepmio, preferire un cibo rispetto ad un altro e sono influenzati dall’ambiente circostante.
Per esplorare la personalità sono presenti in letteratura molti test proiettivi.

Uno dei più famosi è il test di Szondi, noto anche come “analisi del destino umano”. Questo test venne ideato nel 1935 con lo scopo di ottenere informazioni sui tratti di personalità più profondi dell’essere umano.

Alla base di questo test c’è l’idea che molte delle scelte che compiamo nella vita sono associate a determinati meccanismi repressi. In altre parole ci sono determinate dimensioni che scegliamo di nascondere nella nostra infanzia. Da questo è facile dedurre che il test si basa sulla Teoria dell’Inconscio di Freud. 
 
Ma in cosa consiste il test di Szondi?

Questo test ha come strumento di diagnosi la fotografia. Durante la somministrazione del test i pazienti devono scegliere un volto in base alle domande poste. Sono presenti 48 figure ciascuna organizzata in 6 serie costituite a loro volta da otto persone ciascuna. Inoltre, tutte le fotografie ritraggono persone affette da disturbi mentali.

Szondi partiva dall’idea che ogni paziente avrebbe scelto l’immagine i cui tratti facciali facevano pensare a un disturbo o a un problema simile al proprio. Vale a dire, gli impulsi repressi sarebbero riaffiorati mediante una scelta determinata da ogni domanda posta dallo psicologo. In base a ciò, si ipotizza che ogni paziente avrà una reazione di fronte alle caratteristiche in comune con l’immagine. 

Leopold Szondi cercava una terza via che fosse a metà tra il pensiero di Freud e quello di Jung. Mentre il primo si concentrava sull’inconscio individuale e il secondo su quello collettivo, Szondi offrì una via alternativa: ovverosia l’inconscio familiare. La teoria dell'autore era fondata su alcuni assunti di base:

- i geni dei nostri antenati permangono nel nostro inconscio determinando le nostre scelte di vita;

- tale legame ci porta spesso a sperimentare un costante senso di infelicità e persino ad ereditare alcuni disturbi, impulsi e istinti; 

- la connessione con il nostro inconscio familiare, può portare alla luce limitazioni mentali che spesso ci ostacolano e di lavorare su di esse per trasformarle e liberarcene una volta per tutte. 

L'utilità di questo test sta nel portare alla luce i lati più profondi e talvolta nascosti della nostra personalità con l'obiettivo di smussare tratti disfunzionali che non ci permettono di vivere in maniera sana preservando il proprio benessere psico-fisico.

Dott. Ricci

14 ottobre 2022

Esercizi per liberarsi dell'ansia

L'ansia in sé non è nociva, ma è una condizione adattiva dato che ci permette di avere un giusto livello di attivazione con l'ambiente circostante. Tuttavia, l'ansia può diventare deleteria, assorbire tutta la nostra forza vitale tanto da compromettere la qualità della nostra vita. In questo senso l'ansia è malsana per noi e per chi ci circonda. 

Anche se questa condizione non ci riguarda in questo momento, è importante sapere che ognuno di noi può sperimentare questo stato almeno una volta nel corso della vita. 

Per ciò, è di fondamentale importanza sviluppare delle risorse ed attuare delle strategie che permettano di controllare le nostre emozioni ed i nostri pensieri. 

Qui, vedremo insieme alcuni esercizi che possono esserci utili non solo nei momenti in cui veniamo sopraffatti dall'ansia, ma anche nel quotidiano. 

Ma qual è l'obiettivo? 

Semplice! Imparare la giusta tecnica da applicare nel momento giusto! 

1- Rilassamento progressivo di Jacobson: "eliminare la tensione residua è la caratteristica essenziale di questo metodo". Queste sono le parole del padre di questa tecnica. Dal momento che la tensione mentale agisce in maniera diretta sui muscoli, per evitare un sovraccarico, è indispensabile capire quando i muscoli sono tesi e come bisogna fare per eliminare il sovraccarico e rilassarli. 

2 - Rilassamento con visualizzazione: i processi neuropsicologici che sono coinvolti in tale tecnica sono quelli che intervengono nell'intelligenza visiva, ossia quando il cervello attiva e stimola, attraverso una stimolazione immaginativa, le stesse aree cerebrali che si attivano in presenza di stimoli reali, con l'opportunità di abbandonare le tensioni che ci opprimono. La capacità dell'elemento ideativo, del pensiero, è la produzione di "formazioni", ovvero modificazioni psicofisiche e antistress, definita ideoplasia o concentrazione psichica passiva (Lindeman, 2003).  

3 - Training autogeno di Schultz: questa è una metodica che si basa sulla suggestione e quindi sull'indurre delle sensazioni e dei pensieri piacevoli che consentano di rilassarci profondamente. Cambiando atteggiamento è possibile modificare la propria vita con l'aiuto di un professionista. 

4 - Sviluppare la creatività: un ottimo modo per sconfiggere l'ansia e tornare ad avere uno stile di vita sereno è sicuramente sviluppare la creatività. L'arte, non solo rende migliori, ma aiuta anche la nostra mente a rimanere sana. Questo è stato confermato dallo studio di Alton e Barron, creatori dell'opera "The Creativity Cure". Non c'è bisogno di essere grandi artisti dal pennello d'oro! Infatti, ciò che conta non è il risultato, ma il processo creativo, l'entusiasmo e la soddisfazione di riuscire a realizzare qualcosa di nuovo.

5 - Musicoterapia: è scientificamente provato che l'ascolto di suoni naturali, come ad esempio lo scorrere dell'acqua, o il suono che fa la legna quando arde, calma la mente e scioglie le tensioni muscolari, agendo in maniera diretta sugli stati d'animo e sulle emozioni. La musicoterapia riesce a dissolvere l'ansia e lo stress è può essere utilizzata come una valida tecnica per produrre un profondo stato di rilassamento. 

6 - Mindfulness: questa è una tecnica di rilassamento nonché uno stato di coscienza che è in grado di portarci ad uno stile di elaborazione che si traduce nella profonda attenzione verso tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che sta accadendo nel qui ed ora. 

7 - Camminare nella natura: la camminata può essere trasformata in una tecnica antistress e anti ansia dal momento che quando camminiamo il nostro organismo produce livelli più elevati di endorfine. Queste sono anche note come ormoni della felicità, promuovono il benessere psico-fisico e aiutano a sviluppare pensieri positivi e quindi aiutano a prevenire l'ansia. Inoltre, la camminata consapevole nella natura favorisce la ri-connessione con le nostre emozioni profonde dissolvendo le tensioni accumulate durante la giornata.  

8 - Respirazione consapevole profonda: può sembrare assurdo, ma la maggior parte di noi non sa come respirare correttamente. Eppure, l'atto della respirazione sembra così banale e naturale. Per questo è importante sapere come controllare correttamente la respirazione. Uno studio recente della Stanford University ha rivelato che il meccanismo che regola la respirazione è racchiuso in un gruppo di neuroni situati nel cervelletto, neuroni che i ricercatori hanno soprannominato "neuroni pranayama". Questi funzionano come una sorta di centralina che rileva il ritmo della respirazione ed hanno un legame molto stretto con il locus coeruleus, ovvero una struttura cerebrale che svolge un ruolo fondamentale nella vigilanza, nella focalizzazione dell'attenzione e nelle risposte allo stress. Controllare la respirazione è quindi fondamentale per prendere coscienza degli stati ansiosi e mettere un punto all'inquietudine ansiogena. 

Gli esercizi per liberarsi dalla trappola dell'ansia sono utili nel momento in cui si avverte si sovraccarico fisico e mentale generato dalla tensione emotiva che interferisce con le attività della vita quotidiana. Le tecniche che abbiamo visto aiutano a gestire i disturbi d'ansia, l'insonnia, i disturbi somatici e psicosomatici, le cefalee, le aritmie e i dolori cronici. 

È importante sottolineare che queste tecniche producono un effetto cognitivo diretto e positivo, in quanto incidono anche sull'autostima e sulla consapevolezza di essere in grado di controllare la propria mente, massimizzando il benessere psico-fisico. 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

07 settembre 2022

La rabbia

Cos'è la rabbia? 

La rabbia è un'emozione primaria universale che deriva dall'istinto di difendersi per tutelare la propria sopravvivenza. Quindi, non deve essere necessariamente vista come un'emozione a connotazione negativa dato che essa ha una funzione adattiva. Per tale motivo la rabbia non è di per sé un'emozione negativa. Ciò che è negativo invece è il modo in cui la percepiamo e come ci comportiamo quando ci sentiamo arrabbiati.  

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Come dice Nardone, "la rabbia è come la piena di un fiume: più si cerca di arginarla e più aumenta, fino a rompere gli argini e a travolgere tutto". 

La rabbia dà origine a un flusso energetico molto forte. Non bisogna combattere la rabbia, ma è necessario trovare delle modalità funzionali per gestirla, canalizzarla e trasformarla, volgendo la sua forza a nostro favore. In questo modo possiamo usarla per raggiungere i nostri obiettivi, per affermare il nostro punto di vista e per promuovere i nostri diritti evitando che vengano calpestati. 

Ma come funziona il "cervello arrabbiato"? 

Le Neuroscienze Cognitive evidenziano che un ruolo fondamentale è svolto dall'amigdala, che è una regione cerebrale strettamente connessa con le emozioni negative, l'aggressività e quindi con la rabbia. Insieme all'amigdala, anche la corteccia cingolata anteriore e la corteccia orbitofrontale hanno un ruolo nei comportamenti aggressivi che scaturiscono dalla rabbia e svolgono un ruolo fondamentale nella presa di decisione sulla valutazione delle conseguenze di tali comportamenti. 

Quando la rabbia si impossessa di noi può svilupparsi in due direzioni: o implodere dentro di noi o esplodere verso l'esterno. Entrambe queste direzioni sono estremamente disfunzionali e per questo motivo occorre trovare strategie per gestire questo stato d'animo. 

La rabbia può essere gestita e ora vedremo come. 

- Identificare le cause scatenanti 

- Imparare a riconoscere e conoscere i segnali che precedono lo "scoppio" della rabbia

- Valutare la propria rabbia

- Allontanarsi mentalmente dalla situazione

- Cambiare prospettiva

- Sostituire i comportamenti disfunzionali adottando condotte più funzionali 

- Interrompere il flusso della rabbia 

- Esercizi di respirazione 

Imparare queste tecniche di gestione della rabbia è fondamentale e permette di salvaguardare la salute e il benessere psico-fisico dell'individuo. Non bisogna dimenticare che sperimentare momenti di rabbia o provare uno stato d'animo negativo è fisiologico, ma quando questo stato ci ostacola e diventa cronico tramutandosi nell'emozione dominante che proviamo, allora è il momento di rivolgersi ad un bravo Psicologo. Insieme a lui si avrà la possibilità di riconoscere i segnali e le motivazioni da cui scaturisce la rabbia e imparare come gestirla. 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

Alzheimer: killer silenzioso del millennio

Oggi sono molte le patologie neurologiche che influenzano lo stile di vita e ciò che fa la differenza rimane la prevenzione. L'Alzheimer...