14 marzo 2022

Il Disturbo da Adattamento

Il Disturbo dell'Adattamento viene definito dal'DSM - Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali - come una risposta emotiva e/o comportamentale disadattiva ad uno o più eventi psicosociali stressanti identificabili. 

Come riconoscere un Disturbo dell'Adattamento

La caratteristica fondamentale per poterlo riconoscere è la presenza di risposte emotive e comportamentali eccessive all'evento stressante rispetto alla norma. In sintesi, si ha un malessere sproporzionato in termini di gravità ed intensità allo stress. Gli eventi stressanti possono essere singoli, rottura di una relazione o licenziamento, oppure multipli, come ad esempio: problemi personali, difficoltà lavorative ed economiche contemporaneamente. Alcuni eventi stressanti sono correlati a particolari momenti della vita oppure a passaggi evolutivi specifici che per svariati motivi diventano molto difficili da gestire se non impossibili da affrontare. Gli eventi stressanti più comuni che portano alla manifestazione del Disturbo dell'Adattamento sono: conflitti personali e/o sociali, rottura di una relazione, lutto, problemi economici, malattie o disabilità.

I sintomi caratterizzanti il Disturbo dell'Adattamento, quali: eccessiva preoccupazione, eccessiva risposta da stress, irritabilità e rabbia, paura e tristezza, ansia, sintomi dissociativi e mancato adattamento agli eventi stressanti, compaiono solitamente entro 3 mesi dall'evento stressante che porta a tale disturbo. Essi causano forte disagio in diverse aree di funzionamento globale: personale, sociale, scolastico o lavorativo.

Il Disturbo dell'Adattamento è molto comune, con la prevalenza statistica che oscilla tra il 5 e il 20% nella popolazione adulta. Mentre, in ambito ospedaliero la percentuale arriva fino al 50% di casi.  

Quali interventi psicologici è possibile applicare per intervenire sulla sintomatologia spesso invalidante del Disturbo dell'Adattamento. 

- Modificazione dello stile di vita; 

- Riduzione della risposta eccessiva allo stress; 

- Lavorare sulle capacità di autocontrollo; 

- Maggiore controllo sugli eventi stressanti; 

- Allenarsi con il Problem Solving e la ricerca di una nuova soluzione funzionale al problema;  

- Mindfulness; 

- Potenziamento di specifiche possibili risorse interne all'individuo;

- Counseling; 

- Colloqui Psicologici (lo Psicologo è fondamentale per fronteggiare qualsiasi tipo di disagio o disturbo);

- Modificazione del sistema di credenze; 

- Riparazione dei bias cognitivi (costrutti credenziali o valutazioni di fatti ed avvenimenti che si basano su false credenze, credenze erronee fondate sulla base delle preoccupazioni, su pregiudizi o idee illogiche)

- Promozione e aumento della resilienza; 

Un consiglio d'oro da mettere in atto per superare questo disturbo è il seguente: 

Prendere un foglio, scrivere tutte le preoccupazioni o i problemi che affiorano nella testa. Ordinarli per intensità e gravità dal minore al maggiore. In questo modo, apparirà tutto più ordinato e la via per la soluzione del problema sarà più chiara. Alcune delle preoccupazioni o dei problemi potrebbero in questo modo anche sparire da soli. Scegliere un problema o una preoccupazione alla volta. Concentrarsi su di essa. Mirare alla soluzione più funzionale. Dare inizio al cambiamento.  

Sotto stress diventiamo tutti più nervosi ed irascibili anche con le persone a noi più care. Un modo per esercitarci a controllare le nostre emozioni ed i nostri comportamenti risulta di imprescindibile rilevanza. Dal momento che, i problemi e le preoccupazioni che ci affliggono spesso possono rendere le nostre vite molto cupe ed amare, praticare la gentilezza si è rivelato essere un buon promotore di benessere psicologico. L'incapacità di essere gentili configura una vera disfunzione psicologica ed esistenziale. Come scrisse Rousseau: "Quale saggezza puoi trovare che sia più grande della gentilezza?". Questa frase emblematica, evidenzia come la pratica della gentilezza - una delle nostre abilità più elevate - sia la via regia per armonizzare la propria esistenza. 

In psicologia la gentilezza è correlata ad un elevato grado di benessere, alla stabilità, alla resilienza, alla creatività e alla nobiltà d'animo.  


Dott. Psicologo Ricci - Psicologo

03 marzo 2022

Lo stato di Flow o Teoria dell'esperienza ottimale.

Cos'è lo stato di "flow" - flusso? Con tale termine ci si riferisce a quello stato psicologico in cui un individuo non è cosciente del passare del tempo perché è completamente immerso nello svolgimento di un determinato compito godendo al massimo l'esperienza che si sta vivendo. Quindi, nello stato di flow, "una persona si trova completamente assorta in un'attività per il suo piacere e diletto, durante il quale il tempo vola, le azioni, i pensieri e i movimenti si succedono l'una dopo l'altra, senza sosta". Essere nello stato di flow ci permette di godere pienamente delle esperienze sfidanti che ci troviamo ad affrontare. L'obiettivo quindi è quello di essere nello stato di flow per un intervallo di tempo sempre maggiore, senza però dimenticarsi quelle che sono le nostre responsabilità che tutti dobbiamo affrontare nelle nostre vite.  Lo psicologo Csikszentmihalyi è il padre della Teoria del Flow o Teoria dell'esperienza ottimale formulata nel 1975. 

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Le caratteristiche che devono avere le esperienze per poter essere definite davvero ottimali sono: 

- Totale concentrazione 

- Gli obiettivi del compito da svolgere devono essere ben chiari e raggiungibili 

- Gli obiettivi devono essere concreti 

- Non abbiamo preoccupazioni per altro

- Agiamo senza sforzo nel compito o nella situazione

- Sensazione di controllo assoluto sulla situazione o sul compito da affrontare

- L'attenzione è totalmente focalizzata sull'esperienza e ciò attiva lo stato di flow

- Lo stato di flow si genera quando si configura un equilibrio tra il compito e le abilità che abbiamo per poterlo affrontare senza preoccupazione. L'esperienza non è facile o complessa, ma equilibrata per le nostre abilità. 

Per fare esperienza di un buono stato di flow è indispensabile l'allenamento, la pazienza e un ambiente adeguatamente sfidante. 

La Teoria del Flusso viene considerata come la teoria suprema per il raggiungimento della felicità. Attraverso essa è possibile migliorare la consapevolezza delle proprie abilità, massimizzare le proprie performance, evitare le distrazioni aumentando l'attenzione, raggiungere i propri obiettivi e infine raggiungere uno stato di benessere. La cosa che è veramente importante, è che attraverso lo stato di flow possiamo godere veramente di quello che facciamo massimizzando realmente il nostro potenziale.   


Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo 

La Meditazione della montagna

Una tecnica che aiuta a superare ansia e stress e ci permette di essere maggiormente presenti e radicati nel momento presente, nel qui ed ora, è sicuramente la pratica della Mindfulness-Meditazione della montagna. 

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Essa è una tecnica meditativa che permette di richiamare alla mente sensazioni di natura positiva, come la fermezza, la forza, la stabilità, l'equilibrio e il radicamento. Il funzionamento di tale tecnica è basato sulla visualizzazione mentale dell'immagine della montagna e ciò consente l'evocazione di stati di benessere psico-fisico. A mano a mano, la respirazione diventa sempre più tranquilla, ritmica ed equilibrata, la mente si rasserena ed entriamo in uno stato di rilassamento sempre più profondo. Cosi', anche l'energia interiore ha la possibilità di fluire liberamente, senza alcuna costrizione. Qui il concetto di "flow", flusso, è molto importante. In psicologia, il flow, denominato anche esperienza ottimale, è uno stato di coscienza o consapevolezza in cui un individuo si trova completamente immerso in un'attività. 

Attraverso la visualizzazione mentale della montagna e di conseguenza la trasformazione interiore in essa, praticando questo tipo di meditazione, possiamo appropriarci interiormente delle sue peculiari caratteristiche positive di forza, stabilità ed equilibrio e farle nostre. In questo modo, tali caratteristiche ci aiuteranno ad affrontare le difficoltà che ci troviamo a vivere nella quotidianità, sostenendo ogni momento della nostra vita con una forte consapevolezza, hic et nunc. 

Come funziona la Meditazione della montagna? 

Per prima cosa, è necessario immaginare una montagna di cui conosciamo tutte le caratteristiche fisiche più importanti. Fermezza, forza, stabilità, concretezza, equilibrio e radicamento. La posizione ottimale è quella seduta con le gambe incrociate e la schiena dritta: già tale posizione permette di avere un senso di stabilità. Ci si prende qualche minuto (2 minuti) per radicarsi nel momento presente, nel qui ed ora e si inizia a concentrarsi. 

Si procede con la visualizzazione mentale della montagna. Si immagina che il corpo diventi la montagna stessa, quindi, forte, fermo, radicato, equilibrato. Le gambe costituiscono la base, le spalle e le braccia i suoi versanti, la colonna vertebrale l'asse di mantenimento e la testa la cima della montagna. Successivamente, ci si concentra maggiormente sull'essere presenti nel qui ed ora, ben centrati e radicati. Si procede, visualizzando i mutamenti che la montagna subisce come ad esempio, il giorno e la notte e le rispettive caratteristiche. Il cambiamento delle stagioni e le rispettive caratteristiche. E' importante notare ogni cambiamento, anche il più piccolo. Se notiamo i cambiamenti che avvengono in inverno, come ad esempio le intemperie o le tempeste di neve e i nubifragi, possiamo notare come la montagna resta stabile, ferma, forte e ben radicata con le sue profonde radici. Passato l'inverno e le intemperie, notiamo come arriva l'estate che porta la sua luce, il suo calore, la sua quiete e la sua solidità. Attraverso l'osservazione mentale dello scorrere delle stagioni e dei relativi cambiamenti, notiamo come, per ogni stagione, possono formarsi nubi che oscurano la montagna, ma poi con il fluire del cambiamento passano, rivelando tutta la maestosità della montagna. Si osserva il flusso del cambiamento, accettandolo, senza opporgli resistenza. 

Una volta fatto tutto ciò, si portano le qualità della montagna (forza, fermezza, stabilità, equilibrio, concretezza, radicamento e maestosità) all'interno della nostra vita, specificamente nella nostra giornata. In questo modo, le stagioni della vita andranno e verranno, ci trasformeranno, ma le nostre caratteristiche che ci contraddistinguono e ci rendono unici rimarranno invariate, conservando la nostra essenza interiore. Attraverso questa tecnica Mindfulness, ci sentiremo più consapevoli, più presenti e radicati nel momento presente, più fermi, stabili ed equilibrati. Come sostenuto da Jon Kabat-Zinn, attraverso l'identificazione con la montagna e le sue caratteristiche positive di forza, possiamo legare tali caratteristiche alla nostra vita e farle nostre identificandoci in esse. Possiamo fare uso delle energie positive per supportare i nostri sforzi per fronteggiare ogni momento di difficoltà, di ansia e stress, incontrando ogni momento presente con atteggiamenti di mindfulness, equanimità e chiarezza. 

Praticando questa tecnica con regolarità possiamo renderci conto che, è proprio dal vissuto delle tempeste che giungiamo a conoscere un silenzio interiore più profondo e alla consapevolezza di una forza e una stabilità che non avremmo mai pensato di avere.


Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo  

23 febbraio 2022

I 10+1 modi per aumentare l'autostima.

Hai un livello basso di autostima e hai il desiderio di sormontare gli ostacoli che la vita ti pone davanti? Vuoi diventare una persona più sicura di sé e più consapevole del proprio valore? In questo articolo vedremo cos'è l'autostima e in che modo è possibile aumentarla.

Vediamo prima cos'è l'autostima

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Per autostima si intende quell'insieme di giudizi valutativi che una persona dà di se stessa (Battistelli, 1994). 

Perché è importante possedere un buon livello di autostima?

L'autostima è indispensabile per raggiungere un livello motivazionale adeguato al fine di riuscire nella vita, raggiungere i propri obiettivi e avere consapevolezza di se stessi e del proprio valore. Lo psicologo Maslow ha sostenuto l'idea che per le persone sia indispensabile avere un'adeguata stima nel confronti della propria persona e al contempo ricevere la stima del prossimo. Secondo Maslow, è necessaria la soddisfazione di tali bisogni affinché sia possibile raggiungere l'autorealizzazione (principio secondo cui ogni individui ha lo scopo di individuare, sviluppare e realizzare le sue potenzialità).

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Ecco alcuni esercizi psicologici che sono estremamente utili nell'accrescimento della sicurezza in se stessi, nelle proprie capacità e nel proprio valore. 

1- Riconoscere consapevolmente i propri punti di forza e di debolezza: è fondamentale conoscere bene i propri punti di forza e debolezza; essi costituiscono la nostra natura, la nostra unicità. Conoscerli consapevolmente è utile per valorizzarli al meglio sfidando le difficoltà che ci troviamo ad affrontare nella vita. 

2 - Evitare il perfezionismo: per migliorare drasticamente l'autostima è importante rinunciare ad ideali di perfezione illusoria che esistono solo nella nostra mente o in quella altrui. E' necessario saper accettare i propri difetti che fanno parte di ogni individuo dal momento che la perfezione non esiste.

3- Concentrarsi sulle cose che è possibile cambiare. Ciò che è stato è stato! Abbiamo potere sul presente ed è su di esso che possiamo agire per raggiungere un cambiamento positivo che migliori l'autostima. 

4- Dialogo interno: spegnere la vocina negativa che sentiamo nella testa (il nostro dialogo interno) che condiziona le nostre vite, cosa pensiamo di noi stessi e delle nostre capacità. Da ogni errore scaturisce una lezione. Quindi, dimentica l'errore e ricorda la lezione!

5- Valorizzare anche i più piccoli successi: ogni traguardo raggiunto, anche se piccolo, merita sempre di essere festeggiato. In questo modo l'autostima ne trarrà enorme beneficio.  

6- Circondarsi di persone positive ed aiutare il prossimo è sicuramente utile per innalzare la nostra autostima.

7- Aumentare la conoscenza e la consapevolezza di se stessi: scoprire o riscoprire una propria passione, qualcosa in cui si riesce bene ed efficacemente rafforza i livelli di autostima. 

8- Dare minor peso al giudizio altrui. 

9- Fare complimenti genuini agli altri: sapevate che quando giudicate le altre persone, in realtà state giudicando voi stessi? La nostra mente vede negli altri i nostri pregi e i nostri difetti e infatti, spesso ci identifichiamo con chi ha un nostro pregio o, al contrario, un nostro difetto. Vediamo gli altri come lo specchio di noi stessi e quando facciamo un complimento a qualcuno in realtà stiamo facendo i complimenti a noi stessi rispetto a quel determinato pregio.

10- Dare il proprio contributo al mondo: sentirsi parte del tutto, innalza i livelli di autostima, mette da parte i difetti e porta alla consapevolezza che essi in realtà non sono un problema, ma, al contrario, possono essere dominati, migliorati e superati. Aiutare gli altri quando si può e affrontare azioni sfidanti, rimanendo consapevoli delle proprie capacità è un modo efficace per accrescere il proprio valore e di conseguenza la propria autostima. 

Un esercizio molto efficace per aumentare la propria autostima è quello di uscire dalla propria zona di comfort. Ciò può essere fatto attraverso l'accettazione di sfide quotidiane. Per prima cosa bisogna fare un elenco di azioni che provocano disagio, che verranno identificate dalla più semplice alla più complessa. Successivamente, ogni giorno, per circa un mese si dovrà affrontare una di queste azioni sfidanti per uscire efficacemente dalla propria zona di comfort espandendo i propri orizzonti e le proprie esperienze. Una volta raggiunto l'obiettivo il proprio Sé ne uscirà rafforzato dando vita ad una persona più sicura di sé, del proprio valore e delle proprie capacità. 

Come sosteneva Walsh "La vita inizia alla fine della tua zona di comfort".  

Concludendo, il miglioramento del livello di autostima è indispensabile per raggiungere il successo sia personale che lavorativo. Raggiungere i nostri obiettivi, consapevoli del nostro valore, aumenterà il nostro benessere psico-fisico. Infine, i pilastri fondamentali per accrescere la propria autostima sono i seguenti: consapevolezza, accettazione, responsabilità, affermazione, obiettivi da raggiungere e fedeltà ai propri valori. Secondo Branden, coltivare questi aspetti accresce la sicurezza in noi stessi e nelle nostre capacità di fronteggiare la quotidianità permettendoci di restare sempre radicati nella realtà e non perdere la consapevolezza di noi stessi. 

Dott. Pierluigi Ricci - Ricci

14 febbraio 2022

Amore e relazioni affettive

Cos'è l'amore? 

A livello biologico è tutta una questione di chimica, mentre a livello psicologico dipende tutto dalla cultura di appartenenza, dal nostro vissuto personale e dall'idea che abbiamo dell'amore. 

La scienza ha dimostrato che l'amore è irrazionale. Ma come lo ha dimostrato? Attraverso l'analisi di molteplici studi di neuroscienze è emerso che la frase "amore cieco" è assolutamente vera ed ha uno suo corrispettivo con l'attività cerebrale che si verifica quando siamo innamorati. Ma andiamo nello specifico. Studiando coppie di innamorati è stato possibile rilevare come dopo aver visto il viso di un partner romantico l'attività cerebrale delle aree frontali subivano una netta diminuzione. Queste aree sono deputate anche alla capacità di giudizio. E' in ciò che si rivela l'illogicità dell'amore, in quanto si rende impossibile riconoscere i difetti dell'altro portandoci ad sorvolare su determinati comportamenti che solitamente non avremmo tollerato. Ragion per cui, nell'innamoramento, le capacità di giudizio risultano enormemente rallentate. Altro aspetto molto importante che riguarda l'innamoramento è una riduzione dell'attività di un'area cerebrale che è implicata anche nell'individuazione degli stimoli minacciosi e delle emozioni negative. Ciò avvalora in maniera ancor più forte la tesi secondo cui l'amore è una questione priva di logica e razionalità, il che non è sempre un bene dal momento che potrebbe esporci al pericolo di non riconoscere una persona che potenzialmente potrebbe farci del male. 

Ma vediamo cosa succede nel nostro cervello quando ci innamoriamo di qualcuno. 

Inizialmente, in special modo nelle prime fasi del corteggiamento, il nostro cervello rilascia elevate quantità del neurotrasmettitore della dopamina, implicato nella gratificazione, nel piacere, nella ricompensa e nella motivazione. Nelle fasi più avanzate dell'innamoramento si ha il rilascio di grandi quantità di noradrenalina e fenitilamina che sono i responsabili dell'euforia e delle "farfalle nello stomaco". Infine, si ha il rilascio di un ormone associato all'amore, ossia l'ossitocina che favorisce la realizzazione e il mantenimento dei legami romantici ed emozionali. Inoltre, l'ossitocina è anche responsabile della sensazione di "prendersi cura" che proviamo per un partner affettivo. 

Passato questo periodo di innamoramento, che può durare tra i 18 e i 30 mesi, il cervello non reagisce più come all'inizio dal momento che si è assuefatto. In questo modo la nostra capacità di giudizio razionale ritornerà a funzionare permettendoci di "vedere" realmente chi abbiamo davanti e scegliere se è la persona giusta per noi oppure no. Alla fine del processo di innamoramento, una volta deciso che il partner è quello giusto il nostro cervello inizierà a produrre endorfine che sono le responsabili dello stato di benessere psico-fisico dell'amore vero e proprio, quello puro, fondato sul rispetto dell'altro, della fiducia e dell'amore incondizionato. 

Secondo Fischer, l'amore è costituito da 3 fasi ben delineate costituite da una sequenza specifica di desiderio-amore romantico-attaccamento: 

Fase 1: desiderio, fase in cui facciamo esperienza del desiderio che ci fa provare interesse per qualcuno; 

Fase 2: amore romantico, fase in cui avviene la "cascata" neurotrasmettotoriale di cui sopra (dopamina, noradrenalina, fenitilamina e ossitocina); 

Fase 3: attaccamento, fase in cui sviluppiamo una voglia di stare sempre vicino al nostro partner e ci sentiamo felici di starci insieme. Questa è la fase in cui si concretizza l'amore vero e proprio. 

Fin qui tutto bello vero? 

Ma l'amore non è sempre tutto rose e fiori. In tal caso, si parla di amore malato e infatti, non è amore se: ci causa dolore e ci fa stare male usandoci solo per riempire un vuoto emotivo; se non ci rispetta e non ci accetta per quello che siamo e come siamo; se cerca di cambiare la nostra essenza o esercita una subdola violenza psicologica su di noi, se ci ricatta emotivamente; se ci fa sentire in colpa costantemente; o se ci fa sentire emotivamente dipendenti. Questo non è vero amore puro, ma è amore patologico. In questo caso è bene chiedere aiuto ad uno psicologo per cambiare il propio stato di sofferenza e ritrovare la felicità. 

Ricordate che l'amore scaturisce da due persone che sono già complete! L'amore non origina da due persone che sono incomplete e che hanno bisogno di completarsi a vicenda. Quante volte abbiamo sentito frasi di questo genere: "Tu mi completi" oppure "Ho bisogno di te per essere completo/a". Nulla di più sbagliato! Questo non è amore, ma è il voler riempire un vuoto, il vuoto emotivo che si trova in se stessi o nel partner romantico.  

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

07 febbraio 2022

Training Autogeno

Cos'è il Training Autogeno

Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento ideata da Schultz. Questa tecnica si configura attraverso una serie di esercizi di concentrazione che permettono di focalizzarci su diverse parti del corpo con l'obiettivo di raggiungere uno stato di rilassamento generale a livello psico-fisico. Il principio su cui si basa tale tecnica è il seguente: "Più il tuo corpo si rilassa, più la tua mente si distende, rilassandosi anch'essa". 

Tale tecnica può essere utilizzata in ambito preventivo ma anche per curare molti problemi psicologici come ansia, stress, aggressività, disturbi del sonno, disturbi alimentari, dipendenze, fobie, disturbi sessuali e disturbi psicosomatici. E' fortemente sconsigliata in caso di  psicosi e problemi cardiaci. 

Attraverso l'esercizio costante e metodico del Training Autogeno è possibile sciogliere i "nodi" della nostra vita raggiungendo uno stato di rilassamento assoluto che ci consenta di vivere in equilibrio psico-fisico. Concretamente consiste nella somministrazione di visualizzazioni guidate che sono in grado di indurre sensazioni positive e sulla contrazione/decontrazione di vari distretti corporei come ad esempio: braccia, gambe, testa, mani e piedi. 

Secondo Schultz le funzioni di questa tecnica consentono appunto di ristabilire l'equilibrio di quelle funzioni che sono alterate a causa di fattori stressanti andando a modificare quelle situazioni che sono psico-patologiche mediante un meccanismo di decondizionamento. In questo modo è possibile raggiungere, con il lavoro congiunto terapeuta-soggetto, uno stato di benessere psico-fisico generalizzato.

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Un principio fondamentale della tecnica è quello di ideoplasia, ovvero la capacità della mente di produrre delle modificazioni corporee attraverso visualizzazioni guidate. Quindi, le immagini mentali prodotte dalle visualizzazioni guidate hanno la capacità di produrre delle modificazioni neuronali che corrispondono al distretto corporeo che si sta esercitando, ad esempio, le braccia. In virtù di questo concetto, le immagini mentali che configurano degli stati di calma inducono realmente degli stati di rilassamento sia fisico, a livello del corpo, sia mentale. 

Le condizioni per svolgere il Training Autogeno sono fondamentali per il corretto raggiungimento dello "stato di calma": 

1- ambiente silenzioso e con una luce non eccessivamente forte; 

2- indossare vestiti abbastanza comodi; 

3- posizioni: seduta, supina o posizione "del cocchiere" (seduti leggermente accasciati, piegando leggermente la schiena in avanti). 

Gli esercizi proposti da Schultz sono ben strutturati e devono necessariamente essere svolti in sequenza. Vediamo insieme i 6 esercizi base del Training Autogeno

1- Esercizio della pesantezza: consiste nel concentrarsi su un arto (braccio destro), immaginando che sia molto pesante ("il mio braccio destro è pesante"), successivamente si estende tale sensazione di pesantezza all'altro braccio fino ad estenderla in tutto il corpo in maniera progressiva. L'obiettivo è quello di distendere tutta la muscolatura volontaria dissolvendo cosi' tutte le tensioni fisiche e mentali. 

2- Esercizio del calore: questo esercizio consiste nell'immaginare che un arto, ad esempio una gamba, diventi progressivamente sempre più caldo, successivamente si passa all'altra gamba fino ad estendere la sensazione di calore in tutto il corpo. Attraverso questo esercizio si verifica una vasodilatazione periferica che aumenta l'afflusso di sangue e permette la dissoluzione progressiva della tensione. 

3- Esercizio del cuore: il principio alla base di questo esercizio consiste nel ripetere più volte "il mio battito cardiaco è regolare". In questo modo l'attività cardiaca verrà regolarizzata sperimentando una sensazione di calma. 

4- Esercizio della respirazione: anche in questo caso bisogna ripetere più volte la frase "il mio respiro è regolare". In questo modo è possibile regolarizzare consapevolmente la nostra respirazione inducendo uno stato di calma e rilassamento. 

5- Esercizio del plesso solare: lo scopo di questo quinto esercizio è quello di aumentare la vasodilatazione addominale ripetendo più volte la frase "il mio plesso solare è gradevolmente caldo" inducendo una sensazione di calma. 

6- Esercizio della fronte fresca: il principio è lo stesso, ossia ripetere più volte la frase "la mia fronte è fresca". Al contrario dei precedenti esercizi qui l'obiettivo è produrre una vasocostrizione. Le sensazioni che è possibile sperimentare sono calma e pace ritrovata. 

Fondamentale è la pratica guidata di questi esercizi di base proposti da Schultz, il cui scopo è quello di eliminare progressivamente le tensioni dei muscoli, dei vasi sanguigni, del cuore, dell'addome, del capo e della respirazione. 

Eliminando le tensioni corporee si dissolveranno anche le tensioni mentali! 

Concludendo possiamo dire che, i benefici del Training Autogeno sono: rapido e profondo recupero delle energie, profondo rilassamento psico-fisico,  introspezione, superamento di differenti situazioni difficili, miglioramento della concentrazione, attenzione e memoria e autocontrollo attraverso l'ascolto del proprio corpo che riflette le nostre emozioni e il nostro stato emotivo.  


Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo 


01 febbraio 2022

RESILIENZA

Questo termine ultimamente è diventato molto noto, soprattutto con l'arrivo della pandemia. Talvolta viene usato a sproposito e questo genera confusione. Vediamo insieme a cosa ci si riferisce quando si parla di resilienza. 

Cosa si intende con il termine resilienza

La resilienza si riferisce alla capacità degli individui di far fronte alle situazioni avverse e allo stress. Fin qui tutto chiaro. Ma ciò che fa la differenza è la capacità di uscire rafforzati e potenziati dalle situazioni avverse nocivamente stressanti. Questo permette una configurazione di nuove possibilità di evoluzione e di adattamento che tendono al cambiamento positivo per le nostre vite e alla promozione del benessere psico-fisico. 

Imparare ad essere resilienti ci fornisce la possibilità di ricostruire il nostro progetto di vita. Questo evidenzia la natura dinamica dell'essere resilienti. Una dinamicità positiva rispetto agli eventi potenzialmente distruttivi che potrebbero verificarsi nel corso del tempo. Tuttavia, l'essere resilienti non rappresenta una tratto stabile. Non sempre siamo resilienti. Una situazione potrebbe essere troppo stressante ed impedirci di esserlo, mentre un'altra potrebbe esserlo lievemente e consentirci di rigenerarci velocemente ed efficacemente. 

Quali sono le regioni cerebrali implicate nella resilienza

Le regioni del cervello coinvolte in questa capacità sono: la regione pre-frontale sinistra, l'ippocampo, l'amigdala.  

Si può diventare più resilienti? 

La risposta a questa domanda è assolutamente affermativa. E questo è dimostrato dalle neuroscienze grazie al concetto della neuroplasticità. 

Gli aspetti fondamentali che accomunano le persone più resilienti e che quindi è bene potenziare per migliorare e massimizzare la capacità di riprendersi e riorganizzarsi in seguito a un evento stressante sono: 

- Il locus of control: che costituisce la credenza secondo cui possiamo avere un controllo sugli eventi che ci troviamo a vivere quotidianamente. Ciò ci permette di avere maggiore fiducia in noi stessi ed aumenta la nostra autostima. 

- L'autoefficacia: si riferisce alla consapevolezza che abbiamo di noi stessi di saper essere in grado di fare qualcosa.

- La flessibilità mentale.

- La predisposizione al cambiamento positivo: capacità di sperimentare il cambiamento vivendolo serenamente. 

- Praticare la Mindfulness: è scientificamente provato che anche 10 minuti al giorno ci permettono di aumentare la nostra resilienza.

- Trasformare le proprie debolezze in punti di forza: allenarsi per trasformare un problema in risorsa, una carenza in un pregio. Usando la metafora della farfalla che è sinonimo di trasformazione, spesso è necessario cambiare per poter affrontare un evento potenzialmente stressante. Ricorda che anche un bruco alla fine si evolve trasformandosi un una magnifica farfalla! Il bruco non deve pensare di essere una farfalla e la farfalla non deve rimpiangere il bruco che era. Bisogna vivere il momento presente con consapevolezza di noi e delle nostre reali capacità al fine di migliorare al massimo la nostra esistenza. E' bene ricordare che, anche se è necessario cambiare è fondamentale conservare la propria essenza senza smarrire la propria identità. 

Essere resilienti vuol dire avere e/o coltivare le risorse e le capacità che abbiamo per far fronte in maniera costruttiva agli eventi e non farci travolgere dagli stessi. 


Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

Alzheimer: killer silenzioso del millennio

Oggi sono molte le patologie neurologiche che influenzano lo stile di vita e ciò che fa la differenza rimane la prevenzione. L'Alzheimer...