30 aprile 2023

5 Suggerimenti per chi è eccessivamente accondiscendente

Cari lettori, nella scrittura di questo nuovo articolo, colgo l'occasione per ringraziarvi tutti, ad uno ad uno (siamo arrivati a 7000 lettori) che, dalla nascita di questo progetto "Neuropsicobenessere", mi sostenete con la lettura appassionata ed inaspettata delle mie pagine. Un caloroso grazie a tutti voi. 

 

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Per definizione siamo animali sociali e abbiamo la necessità di condividere la nostra vita con le altre persone per confrontarci, parlare e arricchirci. 

Da questa premessa appare legittimo volersi circondare da soggetti con caratteristiche simili a noi. Tuttavia, nel momento in cui scegliamo di stringere un legame per noia, paura o solitudine, cercando di riempire vuoti interiori finiamo per accettare qualsiasi individuo o qualsiasi situazione.

E’ proprio qui che sta il nocciolo della situazione! Da ciò nasce l'esigenza di voler accontentare sempre tutti escludendo noi stessi. 

Essere sempre eccessivamente disponibili e quindi non saper dire mai di no non è il sinonimo di un buon grado di gentilezza. Questo risulta nocivo per noi, facendo passare noi in sempre in secondo piano. Naturalmente, con ciò non bisogna persare che sia sbagliato aiutare gli altri ma, come tutte le cose in cui si esagera, lo diventa nel momento in cui solo gli altri sono la priorità. 

Tra il voler essere gentile e il dover essere gentile esiste una linea sottilissima, che quando oltrepassata diventa nociva per noi stessi e può crearci danni a volte irreparabili. 

Arriviamo alla domanda da un miliardo di dollari. Cosa succede nel momento in cui siamo troppo disponibili e compiacenti verso gli altri? 

Annientando completamente la nostra persona e mettendo a tacere i nostri bisogni e i nostri desideri potremmo rischiare di far fronte a: 

- senso di colpa; 

- bassa autostima; 

- eccessiva insicurezza; 

- dipendeza emotiva; 

- necessità di approvazione altrui; 

- paura del giudizio altrui; 

- relazioni meno autentiche. 

A questo punto entriamo in un circolo vizioso molto pericoloso dove, diventa sempre più arduo uscire senza danni. 

Non si può vivere la propria vita per solo ed esclusivamente per accontentare gli altri mettendo al secondo posto sempre noi stessi. Qui è necessario fare una precisazione! Non si tratta certo di essre egoisti, ma solo di essere padroni di noi stessi, dei nostri desideri, delle nostre volontà e delle nostre scelte. 

Ecco 5 indicazioni da tenere sempre ben presenti prima di essere eccessivamente compiacenti con chiunque. 

1) Consapevolezza: il primo step per smettere di fare qualcosa è proprio rendersi conto ed accettare che l'ammiamo datta sino ad ora; 

2) Espressione di se stessi: riconoscere le proprie emozioni, i propri sentimenti, i propri bisogni e i propri desideri. 

3) Assertività: spiegare in modo deciso, sintetico e non aggressivo il perché di un no, è giusto. 

4) Fissare dei limiti: a lungo andare essere sempre troppo disponibili potrebbe portare gli altri ad approfittarsi senza scrupolo della nostra bontà d'animo e della nostra disponibilità, portandoli a mancarci di rispetto. Necessario è, farsi vedere come una persona che ha una propria voce, i propri spazi e che fa valere i suoi diritti e le proprie necessità. Fissare dei limiti e esporli chiaramente agli altri ci consentirà di tutelarci evitando di diventare vittime degli approfittatori seriali. 

5) Imparae a dire no: per chi è eccessivamente disponibile e accondiscendente è proprio questa la parte più complessa. Il saper dire di no, senza che gli altri si offendano o la prendano come un insulto. 

A questo punto risulta evidente come il bisogno di accontentare sempre gli altri provenga dal fatto che intrinsecamente vogliamo essere accettati (bisogno di accettazione), riconosciuti e piacere algi altri. Ma tutte le relazioni che creiamo compiacendo gli altri non sono veritiere. Nella vita, il rifiuto è inevitabile. La paura non deve bloccarci ed impedirci di fissare i nostri confini interiori, perché senza di essi non saremo rispettati. I confini chiari e ben comunicati seviranno a far sapere agli altri cosa possono chiederci e cosa possono aspettarsi da noi. Per tutelare il nostro se è utile stabilire o ristabilire un equilibrio tra passato e presente e non limitarsi ad essere semplicemente la conseguenza di ciò che è stato. 

Concludo con una frase molto significativa di Platone: "Non conosco la vita infallibile verso il successo. Ma una fallibile verso l'insuccesso: acontentare tutti. Con questa frase è eviedente come nel momento in cui perdiamo il nostro equilibrio psichico a vantaggio di quello dell'altro da se, perdiamo noi stessi. 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo  

 

16 aprile 2023

Benessere Psicologico

Che cos'è il benessere psicologico

In occasione della settimana dedicata al benessere psicologico, oggi vedremo insieme di cosa si tratta e le strategie per mantenere nel tempo un adeguato livello di ben-essere. 


Il termine benessere psicologico può essere considerato un termine ombrello articolato e complesso. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il benessere psicologico come una condizione in cui "l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità emotive e cognitive, esercitare la propria funzione nella società, rispondere alle esigenze quotidiane della propria vita, stabilire relazioni soddisfacenti e mature, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni". 

Da tale definizione è facile intuire come il termine di cui sopra riguardi un equilibrio tra la persona, i suoi bisogni e le risorse mentali, quindi la sfera personale e razionale che può essere impiegata per raggiungere obiettivi e fronteggiare le difficoltà, la capacità di relazionarsi con se stesso e con gli altri e la possibilità di adattarsi alle sfide della vita quotidiana per promuovere lo stato di benessere mentale.  

Nel corso degli anni, la letteratura ha proposto diverse teorie e modelli nel tentativo di spiegare questo costrutto. Sono state individuate due prospettive differenti: la prima, è quella puramente edonistica, secondo la quale il benessere è associato alla felicità e che quindi esso coincida esclusivamente con la percezione di sensazioni ed emozioni positive; la seconda prospettiva, quella eudaimonica invece, sostiene che il benessere psicologico possa essere raggiunto attraverso una conoscenza di sé autentica. 

Carol Ryff sostiene che la felicità non è tutto nella vita e che la struttura sottostante al benessere è molto più complessa del semplice concetto di felicità e anche di quanto si possa evincere dalla letteratura esistente riguardo a questo argomento. Secondo Ryff, il benessere si configura come un processo dinamico e multidimensionale costituito da elementi specifici che inquadrano le dimensioni fondamentali del benessere dell'individuo. 

Quali sono quindi queste dimensioni? 

- Autoaccettazione; 

- Autonomia; 

- Controllo del mondo esterno; 

- Relazioni positive con gli altri; 

- Conoscenza di Sé; 

- Crescita personale; 

- Scopo nella vita.

Risulta di fondamentale importanza, nel momento in cui ci si trova in un momento di malessere, prendersi del tempo per riflettere su sé stessi, su quali siano i propri bisogni reali, i propri obiettivi e scopi di vita e le difficoltà principali che precludano il loro raggiungimento. Inoltre, è indispensabile riflettere sulle proprie risorse mentali e sulle life skills o a abilità per la vita che è necessario assimilare e potenziare per affrontare le diverse situazioni problematiche che possono essere incontrare nella vita di tutti i giorni. 

Dott. Pierluigi Ricci - Psicologo

 

Alzheimer: killer silenzioso del millennio

Oggi sono molte le patologie neurologiche che influenzano lo stile di vita e ciò che fa la differenza rimane la prevenzione. L'Alzheimer...